Come se la pandemia non fosse un flagello sufficiente, da qualche tempo si manifesta un fenomeno piuttosto diffuso che viaggia sul web. Gruppi organizzati di giovani neofascisti si infiltrano nelle videoconferenze per arrecare disturbo, inneggiare al duce, cantare canzoncine fasciste e, in sostanza, impedire lo svolgimento delle iniziative. L’atavico astio dell’ideologia fascista nei confronti della cultura e della libertà di parola si manifesta anche in rete non potendosi più esprimere per le strade per via delle restrizioni sanitarie.

Squadristi 2.0, le aggressioni diventano digitali

Basta digitare su un motore di ricerca le parole “hacker fascisti” che apparirà una ricca rassegna stampa in proposito. Da Arezzo a Trapani, da Napoli a Torino, da Brescia a Perugia, le incursioni digitali non mancano, specialmente sulla piattaforma Zoom.
Lo schema è sempre quello: una volta iniziata la videoconferenza, arrivano in gruppo come le squadracce guidate da Leandro Arpinati e iniziano ad insultare con frasi razziste e sessiste, cantare “Faccetta nera” o altri motivetti del ventennio fascista, inneggiare a Mussolini e, in sostanza, rendere impossibile seguire l’incontro online.

Solo nell’ultima settimana sono almeno due le incursioni degli squadristi digitali. La prima durante l’evento su Zoom di One Billion Rising Italia per il 14 febbraio contro la violenza sulle donne. L’evento era iniziato da cinque minuti quando è stato interrotto da zoom bombing di un manipolo di giovani camerati con frasi offensive, parolacce e insulti, bestemmie e foto del Duce.
Il secondo episodio si è verificato durante la conferenza organizzata dal Centro Studi Postcoloniali e di Genere dell’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”. «Per qualche minuto qualche ragazzino si è divertito a urlare insulti razzisti e sessisti – scrive Resistenze in Cirenaica su Facebook – invocare don Matteo (!), inneggiare al Duce, far partire marcine e marcette del ventennio e qualche strofa trap».

Squadristi
Il post di Resistenze in Cirenaica

Aldilà dello sconcerto per episodi di questo tipo, che guastano le poche forme che ci rimangono per fruire di contenuti culturali all’interno di una pandemia di cui ancora non si vede la fine, il tema che emerge è quello della sicurezza digitale di piattaforme proprietarie. Se il loro utilizzo è esploso proprio a causa del Covid-19, non si può dire che offrano un servizio adeguato per tutelare utenti ed utilizzatori. Ragion per cui si renderebbe necessario lo studio della materia in modo da riuscire a scacciare i fascisti, così come nel mondo fisico, anche in quello virtuale.