“La follia degli altri è nato dal bando “MigrArti”, un bando del Ministero che era stato istituito da Franceschini, ma che è stato abolito dalla Lega al governo, un bando che finanziava progetti di tipo documentaristico legati al tema della migrazione” ci ha spiegato il regista del cortometraggio, Francesco Merini. “Nel mio progetto parlo di mio padre, che è stato uno dei primi etnopsichiatri italiani che negli anni Novanta, con l’arrivo dei primi migrati in Italia, cominciò ad affrontare il problema dei traumi legati alla migrazione”. Un’esperienza che lo ha portato a porsi una domanda fondamentale: come si possono curare i problemi mentali di qualcuno i cui orizzonti culturali sono completamente diversi dai nostri? Una domanda alla quale è difficile trovare risposta.
“Mio padre non è mai voluto ‘entrare’ nelle altre culture: ha scelto sempre l’ascolto, lo scambio, la comprensione, e in questo modo ha curato molti”. Un dramma ancora troppo diffuso, un aspetto del fenomeno migratorio su cui spesso non si pone necessaria attenzione. “Tutti i migranti arrivano con un trauma, perciò fare una buona accoglienza è fondamentale – ci ha detto Merini – se non si fa una buona accoglienza i problemi aumentano”.
Il cortometraggio “La follia degli altri” concorre per il Premio Senni nell’ambito della 13^ rassegna cinematografica “Terra di Tutti Film Festival”, e verrà proiettato giovedì 10 ottobre al Cinema Teatro Galliera in via Matteotti 27, alle ore 19:30. Alla proiezione sarà presente il padre di Francesco, Alberto, soggetto principale del cortometraggio, e sarà pertanto un’occasione preziosa per approfondire gli aspetti tecnici del suo lavoro di etnopsichiatra.
Sara Spimpolo
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