Una giornalista e un economista ambientale. Un viaggio lungo tutto lo Stivale per realizzare un reportage, ma anche una missione ambientalista. È così che è nato “Controcorrente – Lo stato dell’acqua in Italia“, il documentario indipendente di Claudia Carotenuto e Daniele Giustozzi, che aprirà la 13^ edizione del Terra di Tutti Film Festival.
Il lavoro, infatti, verrà proiettato a Vag61 martedì 8 ottobre, nella serata di anteprima del festival realizzato da Gvc e Cospe.

I due autori sono partiti da Torino, hanno seguito il Po, sono scesi lungo la costa adriatica, raggiunto la Calabria e la Sicilia, per poi risalire dalla Sardegna.
Il viaggio ha toccato diversi luoghi cruciali per il tema idrico ed è stato effettuato con un meccanismo di compensazione ambientale per eliminare l’impatto delle emissioni prodotte. Al punto da rendere “Controcorrente” il primo documentario ad impatto zero.
“Daniele e i suoi colleghi hanno calcolato le emissioni che avremmo prodotto nella realizzazione del documentario – racconta ai nostri microfoni Claudia Carotenuto – e per ridurlo ci siamo spostati con un’auto ibrida, abbiamo dormito in tenda, ma abbiamo anche piantato 200 alberi per creare un vero e proprio bosco”.

L’itinerario seguito per la realizzazione del documentario

Lungo il loro percorso, i giovani autori hanno incontrato gli effetti dei cambiamenti climatici, come lo scioglimento dei ghiacciai o l’innalzamento dei mari, ma anche l’inquinamento e la contaminazione delle falde acquifere, le infiltrazioni mafiose nella gestione del servizio idrico e altri problemi che esistono nel nostro Paese attorno all’acqua.
“Quello che abbiamo visto è che l’Italia non è scevra dai conflitti ambientali – racconta Carotenuto – Uno pensa sempre che i conflitti ambientali siano in Amazzonia, ma ci sono molte problematiche anche in Italia. Al tempo stesso, però, ci sono tante realtà che si stanno prodigando per risolverle”.

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L’aspetto ambientale, però, non è l’unico preso in considerazione nel documentario. Carotenuto e Giustozzi, infatti, hanno indagato anche le dimensioni economica, sociale, politica e religiosa delle nostre acque. Per questo hanno incontrato ricercatori e docenti universitari, ma anche pescatori e attivisti, in particolare quelli di Greenpeace e Legambiente.

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