La Francia ne vieta l’uso in luoghi pubblici, in Italia si vorrebbe tassarla e si lanciano allarmi sulla sua presunta pericolosità. La sigaretta elettronica fa discutere e spaventa l’industria del tabacco. Abbiamo chiesto una prima opinione in merito ad un rivenditore.
L’Italia discute della sigaretta elettronica e lo fa, come spesso accade, in modo confuso e allarmistico. Che se ne parli, però, è già sintomo di qualcosa, in particolare del boom del settore, che in un solo anno ha sottratto 600 milioni di euro all’industria del tabacco.
Tra paventati rischi per la salute, proposte di tassazione e di leggi che ne restringano l’utilizzo, gli italiani rischiano di non riuscire più a distinguere ciò che è informazione da ciò che è propaganda pro o contro questo nuovo strumento.
La verità sulle sigarette elettroniche
Abbiamo chiesto un primo parere ad un rivenditore bolognese di sigarette elettroniche. Si tratta di Marco, titolare di Puff Store, due punti vendita sotto le Due Torri.
“La normativa del settore è praticamente inesistente – dice ai nostri microfoni – l’unico divieto che troviamo finora è quello di vendere le sigarette elettroniche ai minori di 18 anni. A differenza della Francia, invece, non c’è alcun divieto ad utilizzarle nei luoghi pubblici. Semmai può essere chiesto di non farlo”.
Gli argomenti utilizzati dai detrattori della sigaretta elettronica sono sia di ordine sanitario che di ordine economico, ma non sempre basati su elementi scientifici. Il dibattito, infatti, sembra drogato da sensazionalismo ed allarmismo. “La stampa – osserva Marco – si è occupata del tema con articoli scandalistici, ma non ha fatto una corretta informazione”.
Per quanto riguarda la salute, il commerciante ci spiega i vantaggi della sigaretta elettronica rispetto a quella tradizionale: “È indubbio che elimina tutti i rischi legati al contenuto di sostanze tossiche, che nel tabacco sono quasi 5000, tra cui sostanze cancerogene e metalli pesanti, tra cui anche il polonio 210 che è radioattivo, e la combustione”. Questo rende le sigarette elettroniche meno nocive, anche se è presente la nicotina, ma in quantità minori rispetto alle classiche bionde.
Vi sono poi diversi tipi di sigaretta elettronica, alcuni dei quali hanno eliminato dai liquidi di ricarica anche la presenza di allergeni e zuccheri (che vaporizzati possono generare monossido di carbonio), per garantire un impatto ancora più basso sulla salute.
Dal punto di vista economico, il mercato tradizionale del tabacco ha subito danni notevoli dal boom delle sigarette elettroniche, così come lo Stato, che gestisce il commercio in regime di monopolio. “Se è vero che lo Stato guadagna 15 miliardi di euro l’anno dalla vendita di sigarette, ne spende però 60 a livello sanitario per i danni diretti ed indiretti causati dal fumo, che ogni anno miete 90mila vittime“, osserva il titolare di Puff Store, che mette in evidenza le contraddizioni del sistema.
Quanto all’efficacia del sistema per smettere di fumare, il titolare di Puff Store non illude nessuno: “Non esiste un sistema efficace al 100%. Quello che serve comunque è la forza di volontà da parte delle persone. L’obiettivo ultimo, però, rimane quello di far smettere di fumare e, se utilizzato nel modo corretto, la sigaretta elettronica è uno stumento utile a questo scopo”.