Creare un nuovo welfare per il settore dello spettacolo, o sarebbe meglio dire: creare quel welfare che era stato immaginato due anni fa e che non è stato mai realizzato. Questa è la richiesta sottoscritta in un documento online da numerosi gruppi di lavoratori e lavoratrici dello spettacolo, sindacati, collettivi e associazioni che, in vista del 1 maggio, invitano chiunque a diffondere il messaggio.

Lə firmatariə del documento chiedono una legge che riconosca e tuteli appieno il settore dello spettacolo.

Nel 2020 è cominciato uno stallo che ad oggi è ancora irrisolto: nonostante le molte promesse della politica e gli insufficienti ammortizzatori (come il SET, Sostegno Economico Temporaneo) messi in piedi in tutta fretta per contrastare la precarietà sulla quale la pandemia si è abbattuta, la situazione per lavoratori e lavoratrici dello spettacolo è ancora critica. Il recente aumento della spesa militare in seguito alla drammatica invasione dell’Ucraina è solo un’ulteriore avvisaglia di come andranno perduti quei finanziamenti tanto necessari alla scuola, alla cultura e alla sanità.

Il mondo dello spettacolo non è riconosciuto da nessuna categoria e questo implica che non venga tutelato da nessuna legge e seguito nello specifico da nessun sindacato che si batta per rivendicare le condizioni di lavoro in cui si vengono a trovare quotidianamente migliaia di persone. Come sottolinea Andrea Cegna: «Franceschini a settembre dell’anno scorso ha anche detto che ci sarebbe stata una giornata storica, una legge che avrebbe riconosciuto tutte queste necessità e invece è l’ennesima legge “fuffa” che non riconosce nulla e prova a dare altri nomi a delle forme di welfare assolutamente inappropriate perché non sono universali. Dentro uno spettacolo, quando si lavora, ci sono una pluralità di rapporti lavorativi da chi ha la partita Iva a chi ha l’assunzione diretta, a chi passa dalle cooperative e quindi quello che serve sono delle risposte universali che non guardano al contratto ma alla tutela dei lavoratori e delle lavoratrici». Il lavoro dello spettacolo è intermittente e questa stessa natura è da proteggere perché altrimenti sfocia nel precariato: il reddito di discontinuità è un reddito che lo Stato garantisce al lavoratore dello spettacolo per il periodo in cui non lavora – a patto che l’artista abbia lavorato almeno 51 giornate nell’anno precedente la richiesta – si tratta dunque, di una misura specifica, l’unica che possa sanare le fragilità del lavoro in questo settore. Da quando è iniziata la pandemia migliaia di lavoratori dello spettacolo sono scesi in piazza per cercare di cambiare la situazione e il primo grande movimento formatosi è stato quello di Emergenza Continua, che ha costruito la giornata del 30 maggio 2020.

Le tre principali richieste del documento sono: un’indennità di discontinuità; nuove norme per la sicurezza; una legge che tenga conto delle proposte di chi in questo settore lavora.

“A partire dal 1 maggio, invitiamo chiunque scenderà in piazza, chiunque salirà su di un palco, chiunque organizzerà una iniziativa o una manifestazione, a parlare della situazione del mondo dello spettacolo e a dare supporto alle giuste rivendicazioni di lavoratrici e lavoratori.”

Andrea Cegna conclude dicendo che «se nel giorno della festa che dovrebbe difendere i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici durante gli spettacoli non ci sarà una centralità di questi temi e la rivendicazione delle necessità, ecco, significherebbe appropriarsi di un lavoro e sfruttarlo due volte».

Di seguito il link per leggere per intero il documento e sottoscriverlo: https://forms.gle/2PVfzhkYPDVpWJ5D8

ASCOLTA L’INTERVISTA A ANDREA CEGNA: