La lista comunale Sinistra Unita per Bologna ha incontrato ieri pomeriggio il questore di Bologna, Antonio Sbordone, per chiedere chiarimenti circa la strategia messa in campo dalla stessa Questura in tema di sicurezza.
Sono diverse, infatti, le preoccupazioni sorte in seguito a quello che sembra essere un pugno di ferro che le forze dell’ordine hanno deciso di adottare a Bologna e che spesso spaventano anche cittadini e cittadine che non hanno commesso reati.

Sinistra Unita chiede conto al questore del pugno di ferro sulla sicurezza

Nell’incontro tra gli esponenti di Sinistra Unita e Sbordone si è parlato di diversi temi. «Abbiamo chiesto spiegazioni sulla forte pressione che viene esercitata sulla Bolognina, dove anche i residenti vengono identificati e dove è stato chiuso ingiustamente per un mese il pub Sunshine», racconta ai nostri microfoni Michele Terra, consigliere di quartiere di Sinistra Unita.
Il questore, dal canto suo, ha rivendicato le continue operazioni sul rione cittadino, forte delle grosse inchieste per traffico di stupefacenti nate in seguito alle operazioni.

Un altro elemento di preoccupazione riguardava il controllo preventivo delle iniziative organizzate negli spazi pubblici, caso sollevato qualche giorno fa da Potere al Popolo in seguito ad una circolare del Comune rivolta ai Quartieri.
«Il caso si è molto sgonfiato – osserva Terra – nel senso che ci è stato detto che non c’è un controllo preventivo. Starà a noi verificare, come è successo recentemente, se vi saranno polemiche o tentativi di censura di iniziative pubbliche. Inoltre in città va aperto il tema degli spazi pubblici sempre più carenti per svolgere iniziative sia politiche che culturali».

Infine Sinistra Unita ha chiesto conto a Sbordone di un episodio avvenuto qualche settimana fa al Porto-Saragozza, quando due volanti hanno fermato un bus, sono salite a bordo per identificare alcuni ragazzini di terza media, facendoli scendere al mezzo. Un’operazione piuttosto spettacole, a quanto pare resasi necessaria per un furto, che però ha spaventato molto i minorenni.
«Non credo che sia molto formativo per un minorenne essere fermato dalla polizia senza sapere nemmeno perché – osserva Terra – Laddove invece vi siano problemi di disagio giovanile, pensiamo che lo strumento di intervento migliore sia quello dei servizi sociali».

ASCOLTA L’INTERVISTA A MICHELE TERRA: