L’emergenza era annunciata da mesi, ma forse pochi si aspettavano si manifestasse con questa irruenza. In Italia manca l’acqua, a nord come a sud. Il Po è vicino ai suoi minimi storici, e con lui molti laghi e fiumi. Di neve sulle Alpi pronta a sciogliersi ce n’è sempre meno, e ora le istituzioni iniziano ad avere paura. Scarsità idrica significa raccolti andati in fumo e agricoltori sul lastrico – la Coldiretti chiede ormai quotidianamente la proclamazione dello stato d’emergenza – ma non solo. Anche il settore energetico rischia lo stallo. L’idroelettrico, com’è ovvio, non funziona senza la materia prima, l’acqua. E anche le centrali a gas hanno bisogno di fiumi e invasi pieni per il raffreddamento. In Lombardia alcuni impianti hanno già iniziato lo stop e Terna, che gestisce la rete elettrica nazionale, scrive: «In prospettiva delle prossime settimane si attesta la progressiva scarsità di risorsa utile per il raffreddamento adeguato delle centrali elettriche».

Emilia Romagna e Lazio vanno verso lo stato di calamità naturale. «Alla luce anche delle risultanze odierne dell’Osservatorio del distretto del Po che ha dichiarato severità idrica rossa, il nostro orientamento è quello di arrivare alla dichiarazione dello stato di emergenza regionale, utile e prodromica alla richiesta dello stato di emergenza nazionale» dichiara l’assessore all’ambiente della giunta Bonaccini, Irene Priolo. Lombardia e Piemonte dovrebbero essere le prossime, ma ad anticiparle sarà il governo nazionale, che potrebbe dichiarare l’emergenza nei prossimi giorni. Anche i razionamenti, l’extrema ratio in questi casi, non sono più un tabù. Molti comuni stanno già vietando irrigazione dei giardini e riempimento delle piscine, ma non basterà.

Siccità: siamo in emergenza, e la colpa è del cambiamento climatico

«Sicuramente il riscaldamento globale ha un ruolo nella situazione che stiamo vivendo, tanto è vero che queste ondate di calore e la siccità stanno diventando sempre più frequenti dall’inizio del 2000» spiega ai nostri microfoni Federico Grazzini, metereologo dell’Arpae. «La scarsità idrica tocca tutti. Nel nord Italia tra il 30% e il 40% del PIL è legato alla disponibilità di acqua. Il Po è vicino ai minimi storici, e stavolta li sta raggiungendo all’inizio dell’estate, non alla fine come in passato. La situazione è grave. Realisticamente abbiamo davanti due mesi di estrema difficoltà».

E’ diventato virale in questi giorni un video satirico francese del 2014 che immaginava le previsioni del tempo al 2050 con temperature altissime. Quelle stesse temperature sono state raggiunte per davvero, in Francia, questa estate. Stiamo assistendo ad un’accelerazione della crisi climatica, chiediamo. «Probabilmente sì, anche se è ancora difficile dirlo. Nelle nostre estati stiamo vedendo temperature che i modelli fanno fatica a prevedere. Nei prossimi giorni rischiamo di superare i 40°C in diverse regioni del sud Italia e forse persino al nord. E parliamo di lunghe ondate di calore, non a picchi di qualche ora»

«Nel breve termine la politica deve rendersi conto che la situazione non migliorerà nei prossimi mesi, e quindi bisogna attivarsi immediatamente per mettere in atto un piano d’emergenza che includa anche razionamenti. Nel lungo termine bisogna agire molto e in fretta per ridurre le emissioni. L’adattamento funziona fino ad un certo punto. Ora serve mitigazione, cioè la riduzione alla radice dei gas serra che gettiamo in atmosfera. Se già abbiamo grandi difficoltà oggi possiamo imaginare cosa accadrà tra vent’anni se non riduciamo le emissioni».

ASCOLTA L’INTERVISTA A FEDERICO GRAZINI:

Lorenzo Tecleme