Il primo effetto è stato l’annuncio di dimissioni della premier socialdemocratica Magdalena Andersson, che pure avendo collezionato un 30,4% di voti, non può ignorare l’avanzata dell’estrema destra.
I risultati delle elezioni svedesi sono destinati a destabilizzare le convinzioni di molti sul Paese scandinavo. L’estrema destra dei Democratici Svedesi, capitanati da Jimmy Akesson e nati nel 1988 dal gruppo neonazista Bevara Sverige Svenskt, ha conquistato il 20,6% delle preferenze, diventando il secondo partito.
I Democratici Svedesi, dalla ripulitura all’egemonia
È il nostro corrispondente Lorenzo Battisti a raccontare ai nostri microfoni la parabola ascendente dei Democratici Svedesi. In particolare, il partito di estrema destra ha compiuto un’operazione simile a quanto avvenne in Italia, con una ripulitura dei linguaggi e l’allontanamento di frange che praticavano violenza politica, riuscendo così ad avere accesso al sistema mediatico.
Da quel momento, dopo l’ingresso in Parlamento, l’estrema destra è riuscita, come altrove, ad egemonizzare il discorso pubblico grazie al tema dell’immigrazione.
Socialdemocratici e conservatori svedesi hanno compiuto lo stesso errore che altrove, facendosi dettare l’agenda dai Democratici e tentando di inseguirli sul loro stesso terreno. «Gli svedesi hanno preferito l’originale – osserva Battisti – confermando la fiducia o dandola ai Democratici».
Incerto quello che accadrà ora in Svezia, dove lo scenario più probabile è quello che la Svezia ha già conosciuto negli ultimi quattro anni, con un governo di minoranza, ma a guida conservatrice.
Per il corrispondente è molto più difficile uno scenario di governo di Grossa Coalizione.
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