Dopo 3 anni di occupazione, le forze dell’ordine stanno sgomberando le ex scuole Ferrari di via Toscana. Alcuni occupanti sono saliti sul tetto. Una cinquantina le persone presenti, ma il “Piano freddo” non ha posti per tutti. L’intervista ad un sindacalista di Asia Usb presente sul posto.
Sgomberate le Scuole di Via Toscana: che ne sarà della struttura?
Dopo la pausa nel periodo natalizio, tornano gli sgomberi delle occupazioni abitative in città. Questa volta è toccato a via Toscana, alle ex scuole Ferrari, che con i tre anni di esistenza è forse l’occupazione abitativa più longeva presente in città.
Le forze dell’ordine si sono presentate questa mattina per eseguire lo sgombero, accompagnati dai vigili del fuoco, dalla municipale e da un’ambulanza. Con loro anche il furgoncino di una ditta che avrà il compito di murare gli ingressi.
Nello stabile trovavano riparo circa una cinquantina di persone. Alcuni degli occupanti sono stati fatti uscire subito dagli attivisti di Asia Usb, per tutelare la loro posizione in quanto già occupanti dell’ex Dima. Altri sono rimasti all’interno e, al momento dell’arrivo delle forze dell’ordine, sono saliti sul tetto.
“Continueremo a resistere – afferma ai nostri microfoni Freddi, attivista di Asia Usb – finché non arriverà il Comune a trovare una soluzione”.
Soluzione che potrebbe essere complessa perché, come emerge dalle notizie degli ultimi giorni, i posti disponibili nel “Piano freddo” di Palazzo D’Accursio sono al momento esauriti.
“Il Comune se ne deve assumere la responsabilità – sostiene il sindacalista di Asia – Finché si metteranno in campo solo finte soluzioni emergenziali, senza politiche attive e continuando a svendere il patrimonio pubblico o lasciando che i privati impongano affitti fuori dalle capacità del potere di acquisto di molte persone, le occupazioni rimangono l’unica soluzione”.
Nel corso dei tre anni, l’occupazione ha subìto due volte il distacco delle utenze elettriche. Il primo episodio circa due anni fa, ma le utenze furono riallacciate. Il secondo alcuni mesi fa, per cui ora gli abitanti si trovavano senza energia elettrica.
All’inizio delle operazioni di sgombero si sono registrate anche alcune tensioni tra le forze dell’ordine e gli attivisti di Asia – meno di una decina – che cercavano di apporre uno striscione sul cancello dello stabile.
“Siamo stati spinti e circondati contro un cassonetto – racconta Freddi – e anche velatamente minacciati. La frase testuale è stata: ‘se vi muovete ci mettiamo i caschi'”.