Secondo Massimo Betti del Sindacato Generale di Base (Sgb), lo sciopero dei servizi educativi comunali previsto per oggi ha avuto un’adesione del 75%.
Una buona riuscita, dunque, dopo lo scontro con l’Amministrazione comunale per la gestione durante il mese di gennaio, che ha portato ad una chiusura dei nidi e a una riduzione del servizio a causa dell’alto numero di contagi, e contro il progetto del Comune stesso per evitare il ripresentarsi del problema.
In particolare Sgb contesta l’ampio ricorso al precariato e un’eccessiva flessibilità chiesta a lavoratrici e lavoratori, spostati in più strutture aumentando il rischio di nuovi focolai di Covid.

Servizi educativi, Sgb contro l’orario multiperiodale

Si chiama “orario multiperiodale” la soluzione che il Comune prospetta per evitare che nidi e materne tornino a fermarsi a causa della pandemia. In particolare, Palazzo D’Accursio pensa a 130 tra lavoratrici e lavoratori che vedrebbero trasformarsi il proprio contratto da part-time a tempo pieno. Ciò che lamenta Sgb, che oggi ha scioperato insieme alla Cisl, è la precarietà che spetterebbe a questi lavoratori e queste lavoratrici, assunte comunque con un contratto a tempo determinato, e l’estrema flessibilità prevista, che comporta lo spostamento del maestro o della maestra in diverse strutture.

«Noi diciamo che di quel personale c’è bisogno in maniera stabile – spiega ai nostri microfoni Gualtiero Caserta, maestro e delegato di Sgb – perché il 30% del personale è anziano ed acciaccato e c’è bisogno di forze giovani».
Quindi il primo punto sollevato dal sindacato riguarda l’assunzione a tempo indeterminato delle lavoratrici e dei lavoratori.
Ma Sgb contesta anche l’estrema flessibilità richiesta a lavoratrici e lavoratori, «utilizzati a proprio piacere, proprio come una gestione privatistica, come se il Comune fosse uno dei padroni che già conosciamo».

In particolare, lo spostamento continuo del maestro o della maestra in diverse strutture provocherebbe problemi di tre tipi. Da un lato uno stress enorme per i lavoratori e le lavoratrici, dall’altro uno spaesamento dei bambini, che a quell’età hanno bisogno di figure di riferimento stabile e che, al contrario, vedendo cambiare in continuazione l’adulto di riferimento mostrano timore. Ma anche per scongiurare l’insorgere di focolai della pandemia lo spostamento di chi lavora in sezioni diverse o in plessi scolastici diversi crea problemi.

Ed è quello che, secondo Sgb, si è verificato proprio a gennaio, quando il Comune ha dovuto alzare bandiera bianca e chiudere i servizi educativi e, in seguito, ridurne l’orario.
«C’è un collega che in un solo giorno ha girato in sette strutture diverse – racconta il sindacalista – Noi ad inizio pandemia abbiamo proposto una piattaforma all’Amministrazione comunale, che prevedeva l’accorpamento di sezioni senza il ricorso a supplenti, o molto limitato. Non ci hanno voluto ascoltare e a gennaio i bambini hanno cominciato ad ammalarsi e, poiché non indossano la mascherina, hanno contagiato anche gli adulti, famiglie incluse». Il sindacalista riporta che ammonta a 400 unità il personale che si è ammalato nei nidi e nelle materne di Bologna.

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