Il 25 settembre 2005 veniva ucciso Federico Aldrovandi da quattro agenti di polizia condannati ma ancora in servizio. La città ricorda Aldro con un’iniziativa nella Sala Estense, dove si discuterà anche del reato di tortura.

Sono passati ormai sei anni da quella terribile notte in via dell’Ippodromo a Ferrara, quando Federico Aldrovandi, un ragazzo di 18 anni, moriva a causa della violenza di quattro agenti di polizia.
Sei anni difficili, con tentativi di insabbiamento e depistaggio di una parte delle forze dell’ordine e di fango lanciato su Aldro, dipinto come un tossico violento.
Sei anni di tenacia, di sete di verità e giustizia da parte della famiglia. In particolare della mamma di Aldro, Patrizia Moretti, che ha condotto una battaglia esemplare, aiutata in un primo tempo solo dal blog aperto su internet e da poche testate indipendenti, tra cui Radio Città Fujiko.

Sei anni che hanno portato a due processi, il primo svoltosi già in primo grado e in appello con le condanne a 3 anni e sei mesi per gli agenti che hanno provocato la morte di Aldro.
Sei anni in cui le famiglie delle vittime delle divise, da Giuliani a Cucchi e Uva, si sono trovate per condividere il dolore comune e pensare ad un’associazione che aiutasse a rompere il muro che si innalza quando a commettere reati sono le forze dell’ordine.

Oggi quelle stesse famiglie continuano a lottare e a denunciare ciò che non dovrebbe mai accadere. E sottolineano una lacuna nella legislazione italiana: l’assenza del reato di tortura, ciò che permea di immunità gli abusi compiuti da coloro che dovrebbero salvaguardare la sicurezza dei cittadini.

Il ricordo di Aldro e le nuove battaglie da condurre insieme troveranno spazio nell’iniziativa organizzata per domenica 25 settembre, alle 20.00 nella Sala Estense a Ferrara e intitolata: “Il reato invisibile. La tortura: una lacuna nella legge italiana“. All’incontro prenderanno parte Luigi Manconi, sociologo ex sottosegretario alla Giustizia, Lorenzo Guadagnucci, giornalista e scrittore, Patrizia Moretti, Ilaria Cucchi, Lucia Uva, Domenica Ferulli, Fabio Anselmo, avvocato che ha difeso le famiglie delle vittime delle forze dell’ordine, e Mauro De Marchi, ex funzionario di polizia. A moderare il dibattito sarà Filippo Vendemmiati, giornalista RAI ed autore del documentario su Federico “È stato morto un ragazzo”.
A seguire sit-in in via Ippodromo.