La democrazia è stata talmente tanto svuotata di contenuti che è rimasto un feticcio senza senso, un contenitore vuoto che verrà inevitabilmente riempito dall’arroganza degli autoritari. Quelli a cui si vuole garantire il diritto di espressione, prima che lo tolgano agli altri.
Non è ancora finita, ma è evidente che la campagna elettorale di questo 2018 è la più brutta di sempre. Se l’attentato fascista di Macerata ha contribuito molto a questo discutibile primato, quel che è seguito è ancora peggio: gli spari contro persone inermi su base etnica si sono trasformati in “problema immigrazione”, un ministro ha dichiarato di aver previsto che ciò sarebbe successo e per questo ha fatto bene a condannare migliaia di esseri umani alla tortura in Libia, le istituzioni, le principali associazioni e partiti democratici hanno cercato – imbarazzati – di insabbiare la questione, tentando addirittura di boicottare una sacrosanta risposta pacifica e antifascista per paura di perdere consensi elettorali.
Purtroppo, però, la campagna elettorale non è ancora finita e il disgusto viene costantemente alimentato.
Ad esempio a Bologna, dove i fascisti da una settimana scorrazzano a bordo di una jeep e dove si vogliono radunare per un comizio elettorale in cui riversare l’odio verso il diverso che è la matrice della loro proposta politica.
Succede allora che il mondo antifascista si mobilità, prima chiedendo che il raduno neofascista di Forza Nuova venga vietato. Le istituzioni fanno orecchie da mercante, si nascondono dietro leggi e regolamenti del “gioco democratico”, arrivano persino a dire che garantiranno il diritto di espressione di tutti.
L’equivoco di fondo è che per rispettare la legge che consente a chi partecipa alle elezioni di svolgere manifestazioni, si sono trasgredite due o tre leggi, tra cui la Costituzione, che vieta la ricostituzione del partito fascista.
Se non si può impedire che le forze democratiche manifestino, come è sacrosanto che sia, perché nessuno ha impedito che esistessero forze antidemocratiche? Perché non sono state sciolte? Perché non vengono sciolte ora?
Quanti Luca Traini servono? Quante apologie di quel gesto e offerte di supporto legale servono? Quante inchieste su fondi occulti servono? Quanti pestaggi per la strada servono?
Qualcuno ha anche sostenuto che la scelta di non sciogliere le organizzazioni neofasciste sia lungimirante. Altrimenti si muovono nella clandestinità ed è peggio, viene detto. Come se non lo avessero fatto, come se negli anni di piombo, delle stragi fasciste nelle piazze o nelle stazioni, non avessero avuto delle coperture istituzionali, sia di partiti che di apparati dello Stato. E come se non lo facessero oggi, vista la fitta rete di contatti e di finanziamenti che hanno a livello internazionale, come ha certificato un’inchiesta dell’Espresso basata su una relazione degli investigatori.
Quella di tenere i neofascisti alla luce del sole è una motivazione debolissima, che legittima il pensiero di quelli più malfidati, che sospettano come ad alcuni partiti in difficoltà faccia comodo avere i fascisti per le strade, in modo da chiedere un voto utile per sè.
A Bologna, oggi, è successo che, di fronte alla presunta impotenza delle istituzioni, un gruppo di attivisti abbia deciso di fare l’ultima cosa rimasta per impedire l’ennesimo sfregio fascista: occupare piazza Galvani, la piazza dove si sarebbe svolto il raduno di Forza Nuova.
Lo hanno fatto pacificamente, investendo il proprio corpo come ultimo mezzo a difesa dei valori costituzionali, contro l’odio, il razzismo e il fascismo che sta montando sempre più, aiutato dalla frustrazione sociale generata da politiche di austerity.
In pochi minuti, ecco le “truppe della democrazia” che arrivano nella piazza occupata e, senza tanti complimenti, manganellano e sgomberano gli antifascisti per liberare lo spazio ai fascisti e garantire che, come ha affermato il prefetto Matteo Piantedosi ieri, “tutti possano esprimere liberamente le proprie idee”.
Ed è qui il paradosso: a Bologna la polizia manganella gli antifascisti per garantire ai fascisti il diritto di esprimersi. Perché la libertà di espressione vale per tutti, anche per chi ha il vizietto di toglierla agli altri.
È questo che succede a svuotare la democrazia di contenuti: rimane un involucro, un feticcio senza senso, che inevitabilmente verrà riempito dall’arroganza degli autoritari.