Era prevedibile che le parole del sindaco Matteo Lepore di ieri, proferite all’interno di un discorso in cui difendeva Làbas dopo la sentenza del Tar sull’assegnazione di Vicolo Bolognetti, avrebbero suscitato polemiche e proteste.
Il primo cittadino ha affermato: «Finora gli unici occupanti che ci sono in città sono al parco Don Bosco, sostenuti dal centrodestra. Se condannerei una eventuale occupazione di vicolo Bolognetti da parte di Làbas? Non sono occupanti, quindi non condanno nessuno». E ancora, in merito agli attivisti di Làbas: «non mi pare abbiano bisogno di occupare niente. Dicono che disobbediranno? Forse hanno visto i video di Galeazzo Bignami che va a braccetto con Xm24, usano gli stessi termini».

La reazione alle parole di Lepore avvengono in un momento dove la tensione è tornata a salire, perché questa mattina al parco Don Bosco sono arrivati alcuni operai armati di motoseghe, scortati dalle camionette della celere in tenuta antisommossa.
Non si tratta però del cantiere per il progetto urbanistico delle scuole. Stavolta è il tracciato della linea del tram ad aver richiesto l’intervento nel parco, con il taglio di alcuni alberi.

Scuole Besta, la reazione dei Verdi

Sono diverse le repliche arrivate già dalla giornata di ieri. I primi a prendere parole sono i Verdi e Potere al Popolo. Per i primi la vicenda delle scuole Besta ha comportato anche una rottura con la maggioranza.
«Ci auguriamo che il sindaco Lepore non voglia utilizzare la battaglia per proteggere un parco pubblico per distogliere l’attenzione dal pasticcio di Vicolo Bolognetti – scrivono i Verdi – Sarebbe stato opportuno entrare nel merito della sentenza del Tar che ha sancito l’illegittimità dell’assegnazione a Labas invece che attaccare l’attivismo pacifico di un comitato di cittadini.
È sconcertante che il primo responsabile della salute dei cittadini definisca “occupanti” sostenuti dal centrodestra i tanti residenti del quartiere San Donato che chiedono a gran voce proprio la tutela della salute. L’accostamento tra le parole “parco” e “occupazione” appare del tutto fuori luogo. Il parco Don Bosco è un bene comune della città, è vivo e resiste grazie alla mobilitazione di migliaia di cittadini che sono preoccupati per una politica che continua a ignorare l’emergenza ambientale. Il parco è un prezioso angolo verde assediato da cemento e cantieri, è diventato simbolo di una nuova idea di città e di rapporto tra uomo e natura. Non c’è futuro senza l’attenta salvaguardia di suolo, alberi, animali, biodiversità.
In questi giorni si stanno registrando temperature estreme in diverse parti del mondo. A Bologna si pensa di affrontare i drammatici effetti del cambiamento climatico con una “primavera dell’urbanistica” che prevede edifici e strade al posto di alberi e verde urbano? Non basta mostrare mirabolanti rendering dove le foreste abbondano, perché le foreste impiegano almeno 100 anni per definirsi tali. Cresce il malcontento in città e il Sindaco dovrebbe ascoltare le persone invece di etichettarle politicamente, creando divisioni e chiudendo la porta a ogni richiesta di confronto».

La reazione di Potere al Popolo

Anche Potere al Popolo sottolinea la strumentalità delle parole di Lepore. «L’attacco di Lepore questa mattina al Comitato Besta è il punto più basso che il sindaco ha raggiunto finora nell’interlocuzione con questa vertenza cittadina, soprattutto perché completamente gratuito, utile solo a distogliere dagli impicci della giunta e, ancora una volta, a decidere per imperio quali sono gli attivisti buoni e quelli cattivi. Ancora una volta riemerge una questione di democrazia – scrive PaP – Il sindaco mente inoltre palesemente, non potendo più nascondere il suo nervosismo, cercando di delegittimare la protesta del Comitato Besta accusandolo di essere strumentalizzato dalla destra. Non dobbiamo certo essere noi a difendere l’autonomia politica del Comitato, dimostrata ampiamente in questi mesi di resistenza, ma facciamo notare come nella manifestazione del 9 marzo di più di mille persone ci fossero tantissimi cittadini, associazioni ambientaliste, organizzazioni sindacali di base e, fra i partiti politici, nemmeno un esponente della destra anzi, come Lepore sa benissimo, anche qualche rappresentante della maggioranza. Questa dichiarazione scomposta serve a distrarre l’attenzione dall’impiccio dell’Amministrazione, segnalato dalla sentenza del TAR sull’assegnazione giudicata illegittima degli spazi di Vicolo Bolognetti. Non vogliamo entrare nella questione specifica, ma un paio di cose dobbiamo dirle. A partire dalla logica dei bandi, che mette in competizione associazioni e realtà, come avevamo già denunciato dentro il percorso di Bancarotta: vinto il bando da una “cordata” di associazioni che avevano deciso di mettersi insieme invece di competere tra loro, lo spazio non venne mai assegnato e, in seguito all’apertura fisica da parte delle associazioni venne sgomberato poco dopo. Evidentemente, quello sgombero secondo Lepore era una priorità dei cittadini di Bologna, mettendo a nudo due circostanze tra loro collegate: non è evidentemente vero che la gestione arbitraria dell’ampio patrimonio pubblico sia fuori dalle attenzioni di questa amministrazione, e anzi perpetrare il meccanismo dei bandi quando si potrebbe disporre di migliaia di metri quadri da mettere a disposizione della collettività rientra nel tentativo di rendere scarso un bene che fa gola alle imprese del mattone fortemente favorite da tutte le ultime giunte comunali e regionali. Soprattutto, se le regole di questi bandi vengono infrante proprio dal PD, che continua a fare vincere bandi anche di centinaia di migliaia di euro ad associazioni che non potrebbero nemmeno parteciparci a causa di pregressi debiti con l’amministrazione, come ha iniziato a indagare la Guardia di Finanza sui bandi di Bologna Estate e Incredibol: tra questi anche un grande amico del PD, l’Estragon, con cui il Comune sta organizzando la privatizzazione di Piazza Maggiore per un concerto fuori da tempo e storia. Le contraddizioni della giunta Lepore-Clancy si accumulano proprio a partire dalla gestione della cultura, usata come braccio armato di Lepore da quando era assessore, e della gestione degli spazi pubblici: sempre meno, sempre più controllati politicamente, anche in sinergia diretta con la Questura. Consigliamo al sindaco e ai suoi supporter di risolversi i problemi che hanno in casa, perché alla distinzione fra buoni e cattivi non ci crede più nessuno».

La reazione di Volt

«Difendere il bene comune non è di destra, ma la prerogativa di una sinistra che a Bologna sta perdendo la bussola», scrive Volt Bologna, che «esprime la massima solidarietà e vicinanza con le cittadine e cittadini che da settimane e settimane vivono e fanno vivere il Parco delle Besta difendendolo dall’ennesimo progetto di cementificazione e abbattimento del verde pubblico a Bologna. Cittadini che ieri si sono sentiti definire “occupanti di destra” dal Sindaco, e che oggi hanno visto arrivare 12 camionette di polizia e carabinieri a “tutela” dei cantieri del tram perimetrale al parco. Nonostante questi lavori non siano inerenti a quelli di distruzione delle scuole Besta a difesa di cui il comitato si batte, è difficile non vedere un tale dispiegamento di forze come un forte messaggio ai cittadini o un tentativo di provocazione di scontri che possano giustificare uno sgombero violento del Parco. Ci siamo espressi e battuti per chiedere al Comune di sospendere i lavori e procedere con una ristrutturazione della scuola esistente come successo alle scuole Guercino, gemelle delle scuole Besta. Abbiamo occupato il parco coi nostri corpi insieme ai cittadini e alle cittadine per preservare un polmone verde dall’ennesimo piano frettolosamente approvato per ottenere i fondi del PNRR, progettato senza tenere conto del contesto sociale, ambientale e pedagogico in cui viene inserito. Si può non essere d’accordo con questa battaglia, ma non accettiamo che difendere la cosa pubblica sia definito di destra, quando è sempre stata una prerogativa del tessuto sociale di Bologna. Al contrario pensiamo che la privatizzazione degli spazi pubblici sempre più frequente su Bologna, la concessione di intere piazze pubbliche ai commercianti privati tramite concessioni che non valorizzano questi spazi ma fanno lievitare il profitto dei concessionari privati, siano una politica che è sempre appartenuta alla destra. Politica che il Comune sta portando avanti sempre più spesso, come avvenuto ad esempio con la privatizzazione della piazzetta San Donato su via Zamboni. Rigettiamo al mittente il tipo di retorica utilizzata dal Sindaco di Bologna, divisiva in buoni e cattivi, non aperta al dialogo sulle istanze e che getta fango sull’impegno dei cittadini per preservare il valore di Bologna».

La reazione di una residente e mamma delle scuole Besta

In mattinata è circolata anche una lettera al sindaco scritta da una residente della zona, che è anche mamma di un bambino che frequenta le scuole Besta. Ecco il testo:

«Signor sindaco,
nel momento in cui scrivo questa leƩera alcuni alberi del Parco Don Bosco, quelli che si affiacciano su via Serena e che sono stati transennati tre giorni fa, a detta del capocantiere, “per motivi di protezione”, vengono ora abbattuti per i lavori del tram. Si era fatto molto scalpore lunedì 18 marzo, quando alcuni quotidiani in linea con le politiche dell’ attuale Amministrazione riportavano l’evento deridendo chi allora presidiava il parco in maniera pacifica. Era stata fatta una promessa a quelle persone che oggi non è stata mantenuta, vale a dire, che le transenne avrebbero protetto alberi e arbusti dai lavori del tram.
Caro sindaco, vorrei dirle che una delle prime cose che i genitori insegnano ai propri figli è che le bugie non si dicono. Ma che messaggio arriva ai ragazzi di oggi, se a nascondere la verità sono proprio le persone al potere qui a Bologna, e che per giunta si professano di sinistra? Oggi i bambini che sono andati a scuola hanno visto i camion della polizia parcheggiati davanti al parco, mentre diversi residenti e cittadini protestavano pacificamente al suo interno.
Perché oggi a presidiare e vivere il parco ci sono i cittadini di Bologna, non i centri sociali o la destra, come si vuol far credere. Ci sono dei residenti, degli studenti, alcuni genitori e insegnanti che hanno lo stesso obieƫtivo: preservare la biodiversità e le forme di vita di questo piccolo parco nel quartiere San Donato. Tutelare le piante e gli animali che questo bosco urbano lo abitano, significa anche pensare alla salute dei cittadini e di domani. Significa difendere un’area verde con l’unica arma consentita ai cittadini, quella della protesta pacifica contro gli agenti della polizia chiamati e mobilitati sul posto da chi questo bosco lo vuole distruggere.
Io sono una residente e una mamma e sono sconcertata all’idea che quest’angolo di pace e di tranquillità, verrà presto spazzato via per fare posto al suo interno ad un polo scolastico con una palestra di proporzioni wagneriane, firmata CONI.
William Shakespeare diceva secoli fa: “siamo faƫti della stessa sostanza di cui sono faƫti i sogni” (“We are stuff that dreams are made of”). E chi non ha mai sognato una casetta sull’albero? Nel Parco Don Bosco ci sono delle casette. Non sono eleganti come quelle realizzate in legno, ma hanno un grande valore agli occhi di chi conosce la storia recente di questo parco. Sono il simbolo della lotta contro la distruzione di un polmone verde in una area molto trafficata e cementificata, sono la voce dei cittadini che la colata di cemento all’interno del parco pubblico proprio non la vogliono. Danno voce ai sogni delle persone che l’abbattimento di questi poveri alberi, la rifiutano, perché una scuola all’interno del parco è già presente. Sono nate, le casette, spontaneamente e questo le rende davvero bellissime. All’interno di questo parco c’è anche un’altalena, che accoglie i bambini che vi entrano. Rave, caro sindaco? Non credo proprio. Dove sono le destre, signor sindaco? Io faccio spesso delle passeggiate nel parco, francamente nelle destre non mi sono mai imbattuta. Personalmente ho sempre votato la sinistra, perché ne condivido i valori. La tutela dell’ambiente e del verde cittadino dovrebbe essere tra questi. E non solo sulla carta.
Se oggi, nel quartiere San Donato di Bologna, difendere un parco dalla cementificazione significa essere di destra, allora lo sono. Se esprimere la propria opinione in quanto cittadina di questa città, residente di questo quartiere e genitore, significa improvvisamente essere di destra agli occhi di chi invece vuole un polo scolastico mastodontico con una palestra firmata CONI all’interno del parco, allora e solo allora, sono di destra. Perché oggi più che mai, difendere l’ambiente in cui viviamo significa fare politica.
Nella speranza, forse vana, di far riflettere i “benpensanti” su quello che sta avvenendo oggi in questa area di Bologna, in questo IC 10, dove si sta fomentando l’odio e la divisione anche tra i genitori, allo scopo di perseguire politiche poco trasparenti e non favorevoli alla salute di chi in questo quartiere ci dovrà rimanere, perché non ha i mezzi per comprare casa in un’area più verde di questa città».