Al forum liberista di Cernobbio il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, aveva affermato che tutte le cattedre della scuola sono coperte e che le lezioni inizieranno regolarmente. In questi giorni, che sono i giorni che anticipano l’inizio dell’anno scolastico, si stanno però moltiplicando gli allarmi per i soliti problemi che contraddistinguono l’inizio delle lezioni, dalla mancanza di insegnanti alla scarsità delle risorse, dalle classi pollaio alle misure per contrastare il Covid che appaiono insufficienti.

Nella scuola mancano molti insegnanti, la (solita) partenza in salita

I numeri sulle cattedre ancora vuote li hanno forniti diversi sindacati. Ieri a prendere la parola è stato Dirigentiscuola, secondo cui all’appello manca circa il 50% dei docenti. Non solo: mancano anche 15mila amministrativi e non sono stati nominati i circa 500 dirigenti previsti, oltre a non essere stato rinnovato il contratto nazionale, scaduto il 31 dicembre 2018.
Il giorno prima era stata l’Ugl a fornire cifre. E spesso i conti non tornano con quelli del governo. Secondo il Miur, infatti, all’appello mancano più di 94mila insegnanti (fra docenti di ruolo e di sostegno) in tutta Italia. Secondo Ugl le cattedre vuote toccano quota 150mila.

Se si guarda la nostra regione, in Emilia-Romagna ci sono 7.717 insegnanti ancora da reclutare per garantire l’inizio regolare del nuovo anno scolastico.
«Le condizioni in cui si avvia l’anno scolastico sono le medesime degli anni scorsi – osserva ai nostri microfoni Jacopo Frey, insegnante dei Cobas Scuola – In parte il ministro Bianchi è riuscito a raggiungere i risultati che si era prefissato in alcune regioni, non in tutte, per cui effettivamente molti docenti sono entrati in servizio il primo settembre».

Sul personale, però, ci sono anche problemi che riguardano le supplenze, non è stato rinnovato il cosiddetto “organico Covid” nonostante le richieste, anche da parte dei dirigenti scolasti, i concorsi non hanno coperto tutti i posti disponibili e ci sono alcune cattedre che verranno assegnate nel corso dell’anno, quindi con un cambio di docente. «Quelle che possono sembrare rivendicazioni tecniche e corporative – sottolinea Frey – in realtà sono questioni che impattano sulla didattica, perché cambiare un docente nel corso dell’anno è deleterio per alunne e alunni».
Alla lista di problematiche relative al personale si aggiunge poi la questione della mancata convocazione del personale di segreteria e dei collaboratori a tempo determinato.

Dalle classi pollaio alla prevenzione anti-Covid

Secondo il ministro Bianchi le cosiddette “classi-pollaio”, cioè quelle sovraffollate, sono appena l’1%, mentre il 90% sono quelle sotto i 24 alunni.
«I ministri che si sono avvicendati – osserva il docente – hanno sempre ragionato in termini di crisi demografica, ma per fare un esempio quest’anno le classi prime delle superiori in tutta la Città Metropolitana di Bologna avranno un numero di studenti che va dai 27 ai 30».
Ad aggravare la situazione del sovraffollamento ci sono anche i problemi degli spazi e dell’edilizia scolastica, perché spesso si potrebbero sdoppiare le classi, ma non ci sono luoghi in cui metterle. Oppure il bilanciamento avviene su base provinciale, dove per consentire alle scuole di montagna di restare aperte con pochi alunni, si sacrificano quelle in pianura.

Classi troppo numerose non sono solo un problema per la didattica ma, in tempi di pandemia, anche per la salute. Le nuove direttive anti-Covid lasciano perplessi in molti. In particolare, per le scuole non vige l’obbligo di mascherina, mentre rimane in vigore sul trasporto pubblico (in realtà spesso disatteso). La mascherina diventa obbligatoria, invece, se l’alunno o l’alunna ha il raffreddore, ma in assenza di febbre. Proprio il raffreddore è destinato ad aumentare, viste le norme per fronteggiare la crisi energetica.
In caso di contatti con persone positive al Covid, vale l’autosorveglianza. Per la quarantena, invece, il periodo scende da 7 a 5 giorni.

«A mio giudizio si fa finta che l’emergenza sia finita – rimarca Frey – Siamo contenti di tornare alla normalità, ma bisogna vedere quale sarà l’andamento della pandemia, che non è finita. La campagna vaccinale ci ha dato delle risorse importanti, tanto per la sicurezza del personale quanto per quella delle ragazze e dei ragazzi. Sarà sufficiente? Io mi auguro vivamente di sì».

ASCOLTA L’INTERVISTA A JACOPO FREY: