Dopo la decisione del Comune di Bologna di modificare la tipologia di contratto applicato alle insegnanti della scuola d’infanzia e il ricorso presentato dalle sigle sindacali, arriva la notizia di un secondo ricorso, avanzato dall’Adi, che chiede la sospensiva delle procedure concorsuali. Una scelta che potrebbe bloccare l’assunzione delle insegnanti precarie comunali.

È guerra di ricorsi sulla scuola d’infanzia bolognese e il processo di stabilizzazione delle insegnanti precarie. L’ultimo, presentato dall’Adi (l’associazione docenti e dirigenti scolastici italiani) potrebbe però avere effetti nefasti e portare al blocco delle 158 assunzioni in ballo. Il ricorso proposto dall’Adi al Tar chiede infatti la sospensiva del concorso, una decisione che potrebbe portare al blocco della procedura concorsuale e di fatto al protrarsi del precariato per le insegnanti delle scuole d’infanzia.

Tutto ha inizio alla fine dello scorso anno, quando il Comune di Bologna decise di modificare il contratto applicato alle insegnanti di scuola d’infanzia comunale. Mantenendo l’impegno ad assumere 158 insegnanti precarie tramite concorso, l’Amministrazione aveva deciso infatti di inquadrarle con il contratto Enti locali, e non con quello previsto nel settore scuola. Da subito le sigle sindacali – Cgil, Cisl e Uil – manifestarono la propria contrarietà per la questione contrattuale, tanto da proporre un ricorso al Tar chiedendo di esprimersi sulla legittimità dell’operazione di Palazzo d’Accursio.

Il secondo ricorso, presentato da Adi, rischia però di inficiare lo stesso svolgimento del concorso: “È una scelta assolutamente autolesionista – attacca Michele Vannini, Segretario Generale Fp-Cgil – Adi in questi anni ha sempre alimentato nei lavoratori una teoria destituita di fondamento, ossia che anche per i processi di reclutamento dentro il Comune di Bologna si potessero applicare le regole previste dentro la scuola, cosa non possibile perché un conto è applicare un contratto nazionale di lavoro, altro è assumere persone dentro ordinamenti diversi come quello della scuola. Questa confusione – prosegue Vannini – potrebbe aver portato una parte di quelle lavoratrici a pensare che non esista la necessità di fare un concorso per entrare, ma che basti semplicemnete scorrere le graduatorie fatte a suo tempo per le assunzioni a tempo determinato”.

La Cgil ha quindi chiesto all’Adi di fare un passo indietro e ritirare il ricorso: “Abbiamo chiesto un sussulto di responsabilità a chi alimentato questo ricorso, e di ritirare la parte che chiede il blocco del concorso – spiega Vannini – È un paradosso che davanti ad una situazione sociale esplosiva, di fronte a un’amministrazione pubblica che fa un concorso per assumere persone a tempo indeterminato un sindacato o qualcosa che ci assomiglia fa ricorso per bloccarlo. È una cosa fuori dal mondo”.