Scioperano insegnanti e studenti in numerose città d’Italia contro il Piano Scuola di Renzi. A Bologna quattro cortei hanno attraversato il centro storico, ma si registra una bassa partecipazione.
Nella mattinata tre cortei di studenti hanno deciso di scendere in piazza per protestare contro il Piano Scuola del governo Renzi, dicendo no alla scuola-azienda e rivendicando il diritto allo studio. Il gruppo più numeroso, poco più di un centinaio di studenti delle superiori, raccolti dietro lo striscione “io non ci sto”, ha contestato anche il caro-libri, il jobs act e il costo eccessivo degli abbonamenti Tper.
In parallelo si è svolto il presidio dei Cobas, che ha visto la presenza di qualche decina di insegnanti riuniti davanti alla sede dell’Ufficio Scolastico Provinciale. Molti docenti hanno aderito allo sciopero, pochi però sono scesi in strada per esprimere il loro dissenso. Le critiche principali sono rivolte al progetto della “Buona Scuola” lanciato più di un mese fa da Renzi, accusato di voler imporre un modello di scuola-azienda e, soprattutto, di estromettere i precari dalle graduatorie senza una garanzia per il futuro. Nelle 136 pagine che compongono il Piano per rinnovare la scuola, il Governo promette, tra le altre cose, di stabilizzare da settembre 2015, quasi 150.000 precari delle Gae (Graduatorie ad esaurimento). Promessa che potrebbe diventare realtà solamente con l’inserimento nella Finanziaria, entro il 15 ottobre, delle somme occorrenti per l’assunzione stabile: si tratterebbe di circa 4 miliardi di euro.
E a sentire i presenti, sono tanti i punti dolenti della proposta di “Buona Scuola”. Grazia e Cristina, due insegnanti di un istituto tecnico-professionale, lamentano “l’introduzione del concetto di merito, che andrebbe a portare un controllo dall’alto dell’operato degli insegnanti, valutandoli attraverso strumenti poco idonei come le prove Invalsi, e affidando ad agenti esterni, oltre che a presidi sempre più autoritari, il potere di assumere, licenziare, premiare o punire attraverso degli “scatti di merito” e non più in base all’anzianità”. Quella che si rivendica è una gestione collegiale della scuola e non una lotta concorrenziale tra docenti.
Forse quello che manca davvero, nonostante le buone intenzioni delle parole di Renzi, è un confronto aperto, che parta dalle scuole e dalle scuole possa portare a una riforma più efficace e attenta alle problematiche reali dell’istruzione in Italia.
Luigi Grifone