Il candidato del centrosinistra Francesco Pigliaru va verso la vittoria alle regionali in Sardegna, dove metà degli elettori non è andata alle urne. Male la Murgia che non entra nemmeno in Consiglio regionale. Sarritzu: “Ha vinto chi ha perso meno voti”.
Dopo le elezioni di ieri e con uno scrutinio che va molto a rilento, la Sardegna si appresta a nominare il proprio presidente di Regione.
Il primo dato da sottolineare è che il primo partito, ancora una volta, è quello d’astensione. 48 sardi su 100 non si sono infatti recati alle urne: un calo del 15% rispetto alla precedente competizione.
La scarsa partecipazione al voto, inoltre, può aiutare a comprendere anche il responso delle urne. In particolare, pare che abbia vinto chi ha perso meno voti. O almeno è la lettura che dà la giornalista Claudia Sarritzu, direttore di Cagliari.Globalist. “Rispetto alla precedente consultazione si sono persi 200mila voti, soprattutto nel Pdl – spiega ai nostri microfoni – Resta confermato, invece, lo schema delle due grandi coalizioni, centrodestra e centrosinistra”.
Chi è fuori da questo schema, come la scrittrice Michela Murgia, quindi, non è riuscita a convincere gli elettori a recarsi alle urne.
La lista Sardegna Possibile si attesta intorno al 10%, ma la legge elettorale farà sì che molto probabilmente nessun candidato possa entrare in Consiglio regionale. Ciò perché le singole liste che sostenevano Murgia si attestano a percentuali molto basse.
Un flop, dunque, che non era stato pronosticato né dai sondaggi né dagli analisti, che attribuivano a Murgia percentuali maggiori, anche in virtù del fatto che il M5S non si è presentato alla competizione.
Nonostante le inchieste dei gruppi consigliari e i problemi seguiti alle primarie, invece, il centrosinistra regge e con ogni probabilità porterà il proprio candidato, il prorettore dell’Università di Cagliari Francesco Pigliaru (44%), alla guida della regione.
Pigliaru distanzia di 5-6 punti il governatore uscente del centrodestra, Ugo Cappellacci, che subisce una vera e propria emorragia di voti (38%). “Cappellacci è sembrato meno convincente su temi come il lavoro e l’assistenza sanitaria”, spiega Sarritzu.