Il regista siciliano Pasquale Scimeca sarà premiato oggi a Bologna con il premio Vassallo, nell’ambito del Festival Young About 2015. Passando attraverso le sue opere, da “Il giorno di San Sebastiano” fino a “Placido Rizzotto”, Scimeca ci racconta che ruolo abbiano le mafie nelle sue opere.
Il regista siciliano Pasquale Scimeca è a Bologna ospite del premio Young About 2015, per presentare i suoi due film “Il giorno di San Sebastiano” e “Convitto Falcone”, ma anche per essere insignito del Premio Vassallo. Il cinema di Scimeca affonda le radici nella sua Sicilia, della quale non ha mai mancato di raccontare storie ed eroi positivi, soprattutto nell’opposizione al potere mafioso.
“Il mio cinema -dice Scimeca ai nostri microfoni- racconta chi la mafia l’ha combattuta e la combatte, a iniziare da “Il giorno di San Sebastiano”, che parla delle rivolte contadini contro il potere dei feudatari e dei mafiosi alla fine dell’ottocento, passando per “Placido Rizzotto” sino a “Convitto Falcone”, la storia di un bambino che studia proprio nel Convitto intitolato a Giovanni Falcone, un film che riguarda l’eredità di chi la mafia l’ha combattuta.”
L’impressione che si ha è che la mafia tema in particolare chi, come i sindacalisti, reclama i diritti dei lavoratori, o chi, come registi e giornalisti, la racconta, rendendola visibile, nuda. “Le mafie -spiega il regista- sono un fatto criminale, ma hanno anche una profonda radice culturale, perchè si sono sviluppate in un mondo che dava loro consenso. Qualsiasi cosa che recida questo consenso, che stacchi le persone dall’influenza delle mafie, è qualcosa di buono. Il cinema può essere utile perchè può contribuire a creare una nuova coscienza contro la mafia.”
“Un grande scrittore siciliano, Gesualdo Bufalino diceva che la mafia, se un giorno sarà sconfitta, sarà debellata da un esercito di maestri elementari, che comunichino e insegnino ai bambini che la mafia è qualcosa di brutto e li allontani, da adulti, dalla partecipazione alle organizzazioni mafiose.”
C’è solo un modo, per Scimeca, per vincere le organizzazioni criminali, ed è il risveglio delle coscienza civile. “Quello che è successo dopo le stragi di Capaci e Via D’amelio è qualcosa di emblematico. In seguito a quelle stragi c’è stata una presa di coscienza collettiva che per la prima volta nella storia ha isolato la mafia. Io sono convinto che sia fondamentale creare una cultura della legalità, esattamente come sta facendo Don Luigi Ciotti.”