“While we are here / Mentre siamo qui” è il claim che lega le performance in programma per la nuova edizione del Santarcalgelo Festival. La storica rassegna artistica che, dal 5 al 14 luglio, permetterà ad artisti di fama internazionale e a talenti emergenti di esprimersi contemporaneamente in più luoghi della città. Tratteranno temi di attualità, la messa in discussione della libertà, di espressione, la violenza, la guerra e il genocidio, legati a eventi reali. Violazioni e violenze che avvengono nello stesso tempo e in luoghi diversi, tutte urgenze. E le riprodurranno artisticamente. La 54esima edizione di Santarcangelo Festival invita così a immaginare nuove prospettive di coesistenza in un presente da mettere in discussione: rave, cerimonie funebri e pratiche decoloniali sono alcune delle ritualità mediate dallo sguardo di artiste e artisti significativi per la scena performativa italiana e internazionale e di tante voci emergenti.
Santarcangelo Festival: trattare le ingiustizie del presente attraverso i linguaggi performativi
«Il lavoro degli artisti cerca di riprodurre un altro modo di pensare al tempo», ha detto il direttore artistico di Santarcangelo Festival Tomasz Kireńczuk. Non più lineare, ma mostrato come la giustapposizione di fatti che avvengono nello stesso momento in più luoghi, e dove le relazioni tra le persone e la comunicazione influenzano la realtà, la cambiano. «Da qui la scelta di distribuire gli appuntamenti in più spazi, scelti comunque in base alle esigenze degli artisti e delle artiste». Centosettanta proposte tra danza, teatro e lavori interdisciplinari che animeranno più punti del borgo medievale di Santarcangelo di Romagna. «Alcuni ci ospiteranno per la prima volta, come lo spazio dietro una vecchia fabbrica Buzzi Unicem, che chiamiamo il “giardino segreto”. Lì verranno mostrati tre lavori brevissimi, uno di Bruno Freire: un artista brasiliano, in programma per il il 10 e l’11 giugno; “L’ombelico dei limbi” (11 e 12 luglio) di Stefania Tansini, coreografa e vincitrice del premio teatrale Ubu 2022, e poi anche l’esito del laboratorio annuale con le scuole. Mentre per gli artisti emergenti abbiamo pensato alla grotta di Santarcangelo, uno spazio molto particolare, che ospiterà l’opera site-specific di Elena Rivoltini (6 e 7 luglio), un’artista sostenuta da Fondo, un progetto per nuovi talenti che abbiamo creato con quindici partner nazionali. Verrà coinvolta nella rassegna anche la piazza dove gli artisti del festival nei giorni infrasettimanali faranno dei workshop per incuriosire sempre più persone e farle partecipare a questi dieci giorni dedicati all’arte». Il calendario è esteso quanto lo sono le location scelte. Ma chi li ha decisi?
«Abbiamo aperto un dialogo molto intenso con gli artisti per capire come possiamo sistemare il loro lavoro negli spazi. Quest’anno usiamo spazi molto diversi, si parte da Rimini al Teatro Galli in cui presentiamo, il 14 luglio, il lavoro di una coreografa francese importante, Dalila Belasa. Ma lì la situazione è abbastanza tradizionale, il teatro, appunto. Dall’altro lato usiamo gli spazi, come per esempio la grotta di San Michele, in cui offriamo uno spettacolo dedicato a poche persone alla volta e questo spazio è adatto al lavoro di Elena Rivoltini. E poi anche il parco Baden Powell dove verrà allestita una pedana di legno con una piccola tribuna, e lì faremo gli spettacoli al tramonto. Per ogni esibizione cercheremo di intervenire il meno possibile sull’ambiente. È una nostra scelta. Fa parte anche della nostra riflessione su come il festival può convivere con la realtà, rispettandola».
Un ricco programma dalla costante ricerca e dalle collaborazioni come quella con MamBO «che segue una linea artistica simile alla nostra e con cui abbiamo in comune un’artista, Valentina Medda. Una coreografa sarda, che al festival presenterà, il 13 luglio, lo spettacolo “The Last lamentation”, in cui rifletterà sul valore dei funebri della regione», ha concluso Kireńczuk.
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