Un anno fa è iniziata l’avventura del Cinema America occupato: una sala abbandonata gestita per tre anni da alcuni ragazzi che l’hanno riportata in vita. A settembre sono stati sgomberati, ed hanno occupato un ex forno, rinominato il Piccolo America. Oggi questi giovani devono andarsene anche da qui, nonostante la promessa di un altro spazio da cui ripartire ed il sostegno del meglio del cinema italiano
“La forza la danno le idee e qui le idee non mancheranno mai”. È in questa frase, ricordata dal maestro Ettore Scola, che si può riassumere la storia del Cinema America Occupato. Una sala cinematografica di Roma, abbandonata da 14 anni, e che negli ultimi tempi era tornata attiva grazie alle iniziative di un gruppo di giovani, che al suo interno avevano dato vita ad uno spazio aperto a contenuti diversi. Dalle proiezioni dei film, agli incontri culturali, ai concerti e ai momenti di studio e dibattito. Il tutto a titolo gratuito, fino a quando i protagonisti della sala storica furono costretti a sgomberare su decisione dei proprietari della struttura.
Gli occupanti però non demorsero e diedero vita ad un cinema improvvisato in un ex forno, rinominato il Piccolo America. Proprio accanto alla sala storica che, grazie anche all’interessamento di diversi cineasti italiani, i ragazzi erano riusciti a tutelare e ad ottenere che rimanesse soltanto un cinema, e non diventasse un parcheggio o l’ennesimo negozio. Questo, almeno fino a pochi giorni fa: da una parte i proprietari della sala hanno fatto ricorso al Tar per poterne fare ciò che desiderano, dall’altra anche il contratto per l’utilizzo del piccolo ex forno è scaduto proprio in questi giorni senza che l’amministrazione comunale tenesse fede alla promessa fatta.
“Il primo cittadino ci aveva promesso l’assegnazione temporanea di una sala abbandonata di proprietà comunale a Trastevere, al fine di garantire la continuità di quella che lui ha definito una delle più belle esperienze culturali della città” spiega Valerio Carrocci che un po’ ci sperava nel riuscire a portare avanti un modello di autogestione degli spazi che mirava a dare alla città un luogo in cui proiettare film, discutere e stare assieme.
Ora però i protagonisti del Cinema America occupato, tutti sui vent’anni, non si arrendono, e parteciperanno ad un nuovo bando per l’affidamento dell’ex Sala Troisi. “Questo – continua Valerio – perché crediamo sia necessario continuare ad essere pungolo forte e inattaccabile all’interno di questa città in materia di tutele architettoniche ed antropologiche degli spazi a destinazione d’uso socio-culturale”. E le loro idee forse, a lungo andare, riusciranno ad impedire quel meccanismo, come racconta ancora il ragazzo, che potrebbe portare 42 sale cinematografiche abbandonate di Roma a diventare oggetto di speculazioni finanziarie.
“Crediamo che non esista la crisi del cinema, ma la crisi dei diffusori, e che quindi sia necessario portare avanti degli spazi polivalenti che, oltre ai film, offrano alla città ciò di cui ha bisogno” conclude Valerio che assieme ai suoi compagni vorrebbe fare di Trastevere un grande cinema diffuso. “Perché se tagliassero gli autobus la popolazione insorgerebbe, ecco per il cinema dovrebbe avvenire la stessa cosa perché è un servizio pubblico” ha aggiunto Ettore Scala che, assieme a tanti altri registi, aveva dato vita ad una cordata di cineasti per salvare il Cinema America, proponendo ai proprietari della sala un’offerta che avrebbe dovuto essere avvolorata dall’amministrazione.
“Hic sunt Leones” scrivono i ragazzi del Cinema America occupato sulla loro pagina facebook. Non molleranno tanto facilmente.