È stata inaugurata lo scorso 4 giugno e si trova in via di Corticella 6, in un immobile dato in concessione dal Comune di Bologna. È la “Casa di Tina”, un luogo per la salute mentale interamente gestito da dieci associazioni di volontariato che, attraverso l’autogestione, si propongono di dare vita ad uno spazio per combattere la solitudine e lavorare per la salute mentale.
«C’è distinzione tra la cura psichiatrica e lo sviluppo della salute mentale – ha spiegato il direttore del Dipartimento di Salute Mentale Angelo Fioritti – Noi cerchiamo di garantirle entrambe, ma strutture di questo tipo sono un volano di salute, non curano la malattia ma sviluppano la salute».

Una casa contro la solitudine e per la salute mentale

La “Casa di Tina” porta il nome di Tina Gualandi, una utente impegnata in tantissime attività di volontariato, scomparsa prematuramente nel 2018, particolarmente impegnata nel testimoniare e contrastare lo stigma che accompagna chi soffre di disturbi mentali.
La struttura è una villetta del ‘900, di 240 metri quadrati distribuiti su tre piani con due sale riunioni, una cucina, tre laboratori, due biblioteche ed un ampio giardino. Il suo rinnovamento è stato possibile grazie ad un finanziamento della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna di 20 mila euro.

Ad animarla saranno dieci associazioni: Cercare Oltre, Il Ventaglio di ORAV, Non Andremo Mai in TV, Galapagos, Cristina Gavioli, Diavoli Rossi, A.I.T.Sa.M., Daedalos, Spazio e Amicizia, Progetto Itaca Bologna. Il loro scopo sarà favorire la socializzazione, la cultura, l’apprendimento.
All’interno della “Casa di Tina” hanno sede anche le redazioni del portale Sogni&Bisogni e della rivista mensile Il Nuovo Faro e si svolgono i laboratori del programma Prisma (Promuovere e Realizzare Insieme Salute Mentale Attivamente), gruppi di auto-mutuo-aiuto, diverse attività inerenti al programma Paco (progetti di attività di Comunità) per la riappropriazione della propria vita sociale.

Non si tratta della prima struttura con queste caratteristiche nel territorio metropolitano di Bologna. In un casolare di Castel Maggiore, infatti, è presente una struttura analoga che, come sottolinea lo stesso Fioritti, ha già mostrato la propria efficacia.
Oltre alle attività organizzate, la “Casa di Tina” vuole diventare un punto di riferimento, dove le persone possono recarsi per trovare amici con cui bere un caffè, dialogare, preparare e condividere un pranzo assieme, leggere, ascoltare musica, guardare un film. Occasioni di socialità per combattere la solitudine, specie dopo un periodo di forzato isolamento, come ha sottolineato Giuliano Barigazzi, assessore comunale e presidente della Conferenza Territoriale Sociale e Sanitaria della Città Metropolitana di Bologna.

La “Casa di Tina” è stata fortemente voluta dalle associazioni che la gestiscono, come ha sottolineato Marie Françoise Delatour, presidente dell’associazione Cercare Oltre, capofila del progetto, anche e soprattutto perché si tratta di «un luogo bello e non sanitario».
Anche per il direttore dell’Ausl di Bologna, Paolo Bordon, riconosce la valenza del progetto. «Le iniziative sono autoprogettate in maniera interessante, innovativa e moderna – osserva Bordon – Il volontariato è un’arma potentissima».

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