Ad aprire la strada, in Italia, è stata la Regione Campania, seguita recentemente dal Lazio. Ma anche in Emilia-Romagna cresce la pressione per introdurre la figura dello psicologo di base, un professionista che, al pari del medico di famiglia, possa curare la salute mentale e prestare assistenza anche a chi non ha le risorse economiche per accedere alle costose sedute presso un professionista privato, dal momento che spesso i Dipartimenti pubblici di salute mentale non riescono ad assolvere a tutte le domande, cresciute enormemente durante la pandemia.

Psicologo di base, l’Ordine dell’Emilia-Romagna spinge

Anche in Emilia-Romagna il fabbisogno di assistenza in tema di salute mentale cresce. Lo testimonia la crescita degli psicologi operativi nel servizio sanitario regionale, i cui dati sono stati forniti dall’assessore Raffaele Donini in un’interrogazione svolta dalla consigliera Nadia Rossi (Pd) in Assemblea Legislativa.
In otto anni, dal 2013 al giugno 2021, i professionisti attivi e operanti nel servizio sanitario dell’Emilia-Romagna sono passati da 616 a 758. Un aumento di 152 psicologi cui corrisponde un aumento della domanda.

«Lo psicologo di base è necessario per dare una risposta strutturale ai tantissimi bisogni psicologici dei cittadini – osserva ai nostri microfoni Gabriele Raimondi, presidente dell’Ordine degli Psicologi dell’Emilia-Romagna – Noi abbiamo un aumento di richieste importante, sia nel servizio pubblico che nel privato. Da qui la necessità di strutturare in modo continuativo sul territorio e lo psicologo di base, lo psicologo delle cure primarie può essere una figura centrale in questo tipo di intervento».
Nel sostenere la necessità di questa nuova figura, Raimondi sottolinea l’investimento che rappresenterebbe, perché la prevenzione del disagio porterebbe poi a risparmiare risorse nei ricoveri e nelle cure.

In particolare, operando all’interno delle “Case della Salute“, che da Pnrr dovrebbero trasformarsi in “Case di Comunità”, lo psicologo potrebbe lavorare in team con altri professionisti, in modo da costruire un approccio olistico al benessere della persona.
Lo psicologo di base, inoltre, aiuterebbe a superare alcuni problemi dell’accesso all’assistenza psicologica, come la questione economica o quella legata allo stigma che ancora aleggia – anche se meno rispetto al passato – attorno ai temi della salute mentale.

ASCOLTA L’INTERVISTA A GABRIELE RAIMONDI:

Salute mentale, la pandemia ha acuito il problema

Sono ormai numerosi gli studi che hanno evidenziato l’impatto della pandemia sulla salute mentale di cittadine e cittadini a livello globale. Nei mesi scorsi la rivista britannica The Lancet ha diffuso uno studio svolto in 214 Paesi del mondo secondo cui la depressione è aumentata del 28% e i disturbi d’ansia del 26%.
Le categorie maggiormente colpite sono gli adolescenti, che hanno visto stravolgersi le proprie vite per l’emergenza globale, e le donne.

Non va meglio in Italia dove, secondo i dati diffusi dagli Ordini professionali e le associazioni che si occupano di salute mentale, durante la pandemia sono aumentate del 39% le richieste d’aiuto.
A fare da contraltare, le difficoltà di accesso all’assistenza psicologica, per cui ciascuna seduta può costare dai 40 ai 60, fino ai 200 euro. Secondo i dati diffusi dall’Istituto Piepoli, nel 2021 il 27,5% dei pazienti che avevano intenzione di iniziare un percorso di salute mentale non ha potuto farlo per ragioni economiche. Mentre il 21% è stato costretto a interromperlo.

Il “Bonus psicologo” saltato e le altre misure

A cavallo dell’anno nuovo si è parlato molto del cosiddetto “bonus psicologo“. Si trattava di uno stanziamento di 50 milioni di euro previsto nella legge di Bilancio per facilitare l’accesso alle cure per la salute mentale a chi non ha un reddito sufficiente per accedervi. Una petizione sull’argomento ha raggiunto 250mila firme in pochi giorni, cionostante il bonus è stato stralciato dalla manovra economica.
A ben vedere, un bonus una-tantum non avrebbe rappresentato una soluzione strutturale, ma resta il fatto che la salute mentale resta uno dei settori più trascurati dagli investimenti statali.

Nell’ultima legge di Bilancio sono 38 i milioni di euro stanziati in materia. 20 milioni serviranno ad affrontare il disagio manifestato da bambini e adolescenti, altri 10 milioni finiranno ad associazioni di psicologi che curano le fasce più deboli della popolazione, con particolare riferimento ai pazienti oncologici, mentre i restanti 8 milioni serviranno a rafforzare i servizi sanitari e ospedalieri di neuropsichiatria infantile e adolescenziale.