Riprendiamoci il Comune”. Si chiama così la campagna nazionale promossa con lo scopo di riportare i Comuni di tutta Italia a una rinnovata centralità. La campagna si articola nella presentazione di due proposte di legge d’iniziativa popolare, una sulla finanza locale e una sulla socializzazione di Cassa Depositi e Prestiti, per le quali è partita la raccolta di firme. Proprio in città, oggi, si è presentato il comitato bolognese della campagna nazionale.

Due leggi d’iniziativa popolare per riscoprire la centralità dei Comuni

La prima proposta di legge prevede una profonda riforma della finanza locale: «Lo scopo è quello di uscire dalla mera logica del bilancio per poter finalmente prendere in considerazione anche altri temi, come il bilancio di genere, quello ecologico e sociale», spiega ai nostri microfoni Paolo Brugnara, co-presidente di Coalizione Civica e membro del comitato bolognese.
Ma cosa significa? Per capirlo è necessario fare un passettino indietro. Infatti, dal 1999, con l’introduzione del Patto di Stabilità e Crescita interno, varato dopo l’approvazione del Trattato di Maastricht (1992) e Amsterdam (1997), che prevedeva una serie di misure volte al raggiungimento degli obiettivi finanziari definiti in accordo tra Stato e Unione Europea, i Comuni hanno via via sempre più perso il loro potere.

Nella prima fase, infatti, tra il 2000 e il 2010 si è assistito alla perdita di circa 50 mila occupati solo nel settore degli enti locali; successivamente a risentirne maggiormente è stata la capacità d’investimento, fino al totale azzeramento nel triennio 2008-2010; la combinazione di questi due fattori ha di conseguenza determinato una forte contrazione della capacità d’intervento dei Comuni.
Per capire meglio la difficoltà in cui versano gli enti locali, basti pensare che, nonostante i Comuni partecipino solo per l’1,5% al debito pubblico, il contributo richiesto loro è passato da 1,65 miliardi del 2009 ai 16,655 miliardi nel 2015. Si tratta di entrate tutte destinate alla stabilità dei conti e delle spese, la logica del bilancio menzionata in precedenza. Tutto ciò ha alimentato sempre più sfiducia dei confronti del pubblico e sempre maggio fiducia nel privato, a cui nel corso del tempo sono stati demandati sempre più servizi.

La feroce privatizzazione è proprio uno degli aspetti che queste due proposte di legge cercano di contrastare; anche perché ai giorni nostri, in una società ormai dominata dal neo-liberismo, la gran parte della cittadinanza e di conseguenza delle istituzione ha normalizzato la retorica delle privatizzazioni. A tutto ciò bisogna aggiungere la pandemia da Corona Virus. Se già nel 2019 1 Comune su 7 rischiava il collasso finanziario; ad oggi il buco nelle casse comunali è cresciuto di 22,8 miliardi di euro.
Dunque, questa prima proposta, si pone l’obiettivo di contrapporre al pareggio di bilancio finanziario il raggiungimento del bilancio sociale, ecologico e di genere. Lo scopo non è quello di non prendere in considerazione l’equilibrio finanziario, ma di opporsi all’ossessione del pareggio di bilancio così da permettere ai Comuni di essere nuovamente vicini ai cittadini.

La seconda proposta prevede, invece, la socializzazione di Cassa Depositi e Prestiti, in cui sono raccolti i risparmi postali di circa 20 milioni di cittadini e cittadine per un totale di 280 miliardi. Se dall’anno della sua fondazione (1850) l’unico compito era quello di raccogliere i risparmi per finanziare a tassi agevolati gli investimenti degli enti locali; nel 2003 si è assistito ad un profondo cambiamento che ha trasformato l’ente in una Spa: un soggetto di mercato che, di fatto, compete con le banche.

Dunque, lo scopo della proposta di legge è quello di ri-trasformare Cassa Depositi e Prestiti in un ente pubblico che operi al servizio della comunità locale attraverso opere come il riassetto idrogeologico del territorio, la ristrutturazione degli edifici scolastici, la riconversione energetica degli edifici pubblici o il riutilizzo abitativo e sociale del patrimonio pubblico, essenziale in una città come Bologna che sta vivendo una vera e propria emergenza abitativa.
Secondo Maria Vittoria Santoro di Cittadinanza attiva Emilia-Romagna, il progetto rappresenta una strada concreta per sperimentare una nuova partecipazione della cittadinanza alla vita del proprio comune, più attiva e consapevole. «Nel momento in cui le risorse vengono pubblicizzate e socializzate, la cittadinanza ha la possibilità di partecipare e decidere democraticamente le priorità d’intervento tra le opere da realizzare nel proprio territorio», ha spiegato Santoro.

Per firmare e collaborare alla realizzazione di questo progetto ci si può recare in qualsiasi momento nel proprio comune di residenze o nelle varie iniziative organizzate di volta in volta in diverse città italiane.

ASCOLTA L’INTERVISTA A PAOLO BRUGNARA:

Sofia Centioni