«Possono chiedere quello che vogliono. Il rigassificatore a Ravenna si farà». Con queste parole perentorie, la settimana scorsa il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, ha chiuso ogni dibattito in seno alla propria maggioranza, zittendo quanti, come i Verdi, esprimevano dubbi e perplessità.
Ieri, intanto, è stato confermato il cronoprogramma dell’opera, che vedrà l’avvio dei lavori all’inizio del 2023. Domenica prossima, 11 settembre, nel capoluogo romagnolo scendono in piazza gli ecologisti per protestare contro un’opera imposta.

Ecologisti in piazza contro il rigassificatore di Ravenna

«Il rigassificatore che si vorrebbe implementare, a Ravenna come a Piombino – osserva ai nostri microfoni Anna Fedriga di Fridays for Future Ravenna – altro non farebbe che ritardare la transizione energetica a data da destinarsi che, per quanto possiamo prevedere, sarà mai».
Fedriga mette in fila le date. Secondo le previsioni, qualora si rispettino i tempi preventivati di realizzazione, il rigassificatore sarebbe pronto per la fine del 2024 ed entrerebbe in funzione, quindi, all’inizio del 2025. Se si considera che a Snam, che gestisce l’impianto, verranno concessi 25 anni di licenza, si arriva dritti dritti al 2050, anno in cui si dovrebbe raggiungere l’obiettivo di emissioni zero.

«Se vogliamo vederla anche da un’altra prospettiva – continua l’attivista – sarà l’anno in cui Ravenna e Venezia saranno completamente sommerse dal mare».
Il rigassificatore, dunque, viene bocciato su tutta la linea come «tecnologia vecchia e superata» e, secondo gli ecologisti, non servirà nemmeno a superare la crisi energetica che stiamo vivendo. «L’unica strada per l’indipendenza sono le rinnovabili – sostiene Fedriga – È vero che non è una soluzione dall’oggi al domani, ma sono quarant’anni che si parla di transizione energetica ed è stato fatto poco o nulla».

Le proteste registratesi dal giorno dell’annuncio del rigassificatore a Ravenna hanno toccato vari punti. Tra cui l’assenza di una valutazione di impatto ambientale dell’opera.
A monte, però, il problema è che politica e industriali lavorano di sponda, secondo Fridays for Future, riproponendo modelli che non risolvono né la crisi climatica, né quella economica che stiamo già vivendo. «Se al posto di fare 3×2 si fa 2×3 – ironizza l’attivista – non ci si può aspettare che il risultato non faccia sei».
Ecco perché domenica si scenderà in piazza per protestare contro il rigassificatore.

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