La Pinacoteca Nazionale di Bologna regala alla città di Bologna e alla cultura artistica mondiale un capolavoro firmato Lavinia Fontana, riportato alla luce, dopo una fine e laboriosa restaurazione: “L’Apparizione della Madonna col Bambino alle sante Caterina d’Alessandria, Margherita, Agnese, Orsola e Barbara”. «E’ un momento di grande felicità ed importanza per la Pinacoteca di Bologna, come del resto per ogni museo, quando si restituisce un bene alla fruizione pubblica» afferma la direttrice Maria Luisa Pacelli.
Lavinia Fontana: una protagonista femminile della pittura italiana del ‘500
L’Apparizione della Madonna col Bambino alle sante Caterina d’Alessandria, Margherita, Agnese, Orsola e Barbara (1601) è un dipinto proveniente dal monastero bolognese di San Michele in Bosco e raffigura l’apparizione della Madonna alle già citate sante, riconoscibili dai rispettivi attributi iconografici. La firma e la data 1601, confermano che si tratta di un’opera della maturità artistica di Lavinia, dove osserviamo una fusione tra le cromie di ascendenza neo-veneta e le figure serpentine che esprimono tensione formale dell’elegante manierismo parmense, con un richiamo all’Estasi di Santa Cecilia di Raffaello. Si nota, infine, una ripresa del naturalismo nella definizione dei gioielli, delle stoffe leggere e del drago che accompagna Margherita.
Dall’otto marzo, l’opera che da diversi anni era conservata a causa delle cattive condizioni nei depositi della Pinacoteca Nazionale di Bologna, è nuovamente esposta al pubblico nella sala 22 dedicata al Manierismo. In mostra accanto ad altre opere di Lavinia Fontana (Il “Ritratto della famiglia Gozzadini” e al “Bambino nella culla”). Un immersione totale nei quadri dell’artista bolognese che si conclude con “Il bambino giacente in una culla”, opera nella quale la celebre artista femminile riprende i modelli della ritrattistica europea.
L’artista, figlia e allieva del pittore Prospero Fontana, nasce nel bolognese a metà ‘500, si forma nella bottega paterna dove attinge ad una vasta gamma di modelli espressivi, per poi distinguersi nei territori felsinei come ritrattista elaborando un linguaggio autonomo e consacrarsi in terre papali, come “la Pontificia Pittrice”.
E’ oggi universalmente riconosciuta, assieme a Sofonisba Anguissola, Artemisia Gentileschi ed Elisabetta Sirani, tra le protagoniste femminili della pittura italiana tra Cinque e Seicento. E’ la donna rinascimentale dalla quale ci sono giunte più opere, segno di quanto fosse considerata all’epoca. La sua fama è attestata dalla medaglia commemorativa coniata in suo onore nel 1611.
Si è iscritta a forza e personalità nella storia artistica con il sostegno del padre che l’aiutò nel mettere sul contratto di matrimonio la sua volontà di continuare a dipingere nonostante i doveri coniugali ai quali una donna dell’epoca andava incontro dopo il matrimonio, questo le permise di continuare a dipingere, sostenuta dal marito Giovanni Paolo Zappi, prima pittore poi “agente” della stessa.
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