Oltre all’ostracismo che personalità della cultura e dello sport stanno subendo in Italia, le persone di nazionalità russa, magari in dissenso col presidente Vladimir Putin, non se la passano bene. In patria i russi sono subissati dalla propaganda governativa, che ha limitato ulteriormente la libertà di stampa, ma subiscono anche una dura repressione, con l’inasprimento delle pene per chi manifesta contro il regime o diffonde notizie per aggirare la propaganda. Come se non bastasse, iniziando a subire gli effetti delle sanzioni inflitte dall’Occidente dopo l’aggressione militare voluta da Putin. Un problema che si riverbera anche sulle persone russe all’estero, come racconta Irina (nome di fantasia) in una testimonianza.

I russi in Russia: la repressione del governo

Irina è una ragazza russa che vive e studia a Bologna. Segue con apprensione quello che sta accadendo in Ucraina, ma anche quello che accade nel suo Paese. Suo padre, ad esempio, la settimana scorsa è sceso in piazza per protestare contro la guerra ed è stato arrestato. «Per fortuna è stato rilasciato senza conseguenze – racconta la ragazza ai nostri microfoni – Non gli è stata fatta nemmeno la multa».
Sì, perché l’opposizione alla guerra e al governo ora potrebbe costare caro. Alla Duma, infatti, è in discussione una nuova legge contro le fake news, che in realtà è una legge contro i tentativi di incrinare la propaganda.

Il provvedimento in discussione prevede pene dai 3 ai 15 anni di carcere per chi pubblica false informazioni sull’esercito. Il dissenso, però, incontra sulla strada anche le sanzioni pecuniarie, con multe che vanno dai 100mila rubli, che corrispondono a circa mille euro. «Sono più di uno stipendio medio in Russia», osserva Irina.
Sono già migliaia le persone arrestate nell’ultima settimana in seguito alle manifestazioni contro la guerra. Un numero impressionante, ma comunque minoritario perché, ci racconta la ragazza, «ora le persone hanno paura di mettere in pericolo le proprie famiglie e il proprio benessere». In particolare lo sconforto rischia di prendere il sopravvento, dal momento che le proteste, anche quelle del passato in difesa di Aleksej Naval’nyj, non hanno prodotto il cambiamento sperato.

Le sanzioni dell’Occidente e gli impatti sulla popolazione

Oltre alla repressione del proprio governo, però, i cittadini russi devono fronteggiare anche gli impatti delle sanzioni decise dall’Occidente. Qualche effetto lo hanno già prodotto, come l’aumento del prezzo di alcune merci di oltre il 30% o il deprezzamento del rublo. Ciò, racconta Irina, sta provocando anche fenomeni di accaparramento: «Le persone comprano farmaci o altri prodotti perché hanno paura che non li troveranno in futuro». Tutto ciò in una situazione in cui gli stipendi russi non sono aumentati, con la conseguenza che il potere di acquisto delle persone diminuirà e a farle le spese saranno soprattuto i ceti popolari.

Anche per la studentessa, però, c’è il rischio che le sanzioni portino delle conseguenze. «La mia famiglia mi aiuta a pagare gli studi – racconta – Ora che il rublo vale di meno, sarà più difficile pagare gli studi. Per non pesare troppo sulla mia famiglia in Russia in questo momento devo sacrificare un po’ lo studio e cercarmi urgentemente un lavoro».

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