Il 22 aprile Matteo Renzi sarà a Marzabotto, in visita nei luoghi della strage e in occasione del 70° anniversario della Liberazione. La presenza del premier, che sicuramente è poco gradita ad una fetta della popolazione, potrebbe in realtà essere un’occasione per chiedere conto di alcune questioni. Ecco quali.

L’annuncio è arrivato ieri: il presidente del Consiglio Matteo Renzi, il 22 aprile, sarà a Monte Sole per effettuare una visita nei luoghi della memoria della strage nazista e commemorare, in questo modo, anche il 70° anniversario della Liberazione dell’Italia dal nazifascismo.
Potenzialmente l’arrivo del premier potrebbe essere vissuto come una passerella poco gradita ad una fetta della popolazione, ma potrebbe trasformarsi in un’occasione per chiedergli conto di alcune questioni non del tutto chiarite sul suo operato.

Una prima domanda a Renzi potrebbe essere questa: il governo ha revocato il riconoscimento al fascista Paride Mori, ex ufficiale del Battaglione “Benito Mussolini” della Repubblica di Salò, che combattè anche al fianco dei nazisti?
La vicenda esplose attorno al 10 febbraio, “Giorno del ricordo”, quando si seppe dell’onorificenza all’ex repubblichino, conferita “per il sacrificio offerto alla Patria”.
Di fronte all’indignazione di tanti, con un certo imbarazzo, il ministro Graziano Delrio disse che, qualora il riconoscimento fosse frutto di una svista, sarebbe dovuto essere revocato.
Cosa ne pensa il premier a riguardo? Dare una medaglia ad un fascista è stata una svista o è un goffo e colpevole tentativo di riscrivere la storia, in un’ottica un po’ qualunquista e retorica di pacificazione? Il riconoscimento è ancora lì o è stato revocato?

Una seconda domanda riguarda fatti più recenti, ma che affondano le radici in una visione altrettanto fascista. Stiamo parlando delle stragi che insanguinarono il Paese dalla fine degli anni Sessanta fino agli anni Ottanta.
Tutti hanno salutato con entusiasmo la desecretazione degli atti e dei documenti relativi alle stragi, annunciata ormai più di un anno fa da Renzi stesso. Il problema, però, è che quella direttiva non funziona, come ha spiegato qualche giorno fa Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione dei famigliari delle vittime del 2 agosto 1980. Tanta, troppa è ancora la reticenza di Ministeri e Comandi delle Forze dell’Ordine nel fornire i documenti e quelli che vengono forniti sono pieni di cancellazioni ed omissis.
Dunque la domanda al premier è questa: come intende sbloccare la situazione? Ritiene di avere fatto tutto il possibile per rendere effettiva la sua direttiva o il suo è stato solo un annuncio per ingraziarsi i cittadini che da decenni chiedono verità e giustizia?

Una terza domanda riguarda invece la modifica costituzionale che il governo vuole portare a casa e che prevede la trasformazione del Senato in una camera non elettiva. È consapevole, Matteo Renzi, che la Costituzione è nata dal sacrificio di quanti combatterono contro il nazifascismo durante la Resistenza? E, tralasciando gli aspetti simbolici e venendo a quelli concreti, è consapevole il premier che il bicameralismo fu pensato dall’Assemblea Costituente come sistema di bilanciamento ed equilibrio tra i poteri, al fine di evitare nuove svolte autoritarie per lo Stato?

Vi sono poi altre due domande (ma ve ne potrebbero essere molte altre), che riguardano l’attualità. Stiamo assistendo con disgusto ai rigurgiti di esponenti delle forze dell’ordine che rivendicano le torture alla Diaz (ma anche il pestaggio di Federico Aldrovandi, per fare un esempio) e non risparmiano insulti ad un “morto di Stato”, Carlo Giuliani.
La prima domanda è questa: non ritiene che si tratti di espressioni di una cultura violenta e autoritaria, che andrebbe arginata? Poiché è stato impossibile per la magistratura – anche a causa dell’omertà corporativa – giungere ai nomi di molti esecutori della macelleria messicana alla Diaz, non pensa che uno strumento per evitare che ciò possa ripetersi sia la rimozione da quei ruoli di persone che, dopo 14 anni, continuano a rivendicare quelle violenze?

Di conseguenza l’ultima domanda: dopo la condanna della Corte per i Diritti Umani, la Camera ha approvato il testo sul reato di tortura, che molti giuristi definiscono debole ed inapplicabile. Pensa che al Senato si possa modificare e rafforzare per renderlo efficace o, anche in questo caso, basta mostrare al Paese di aver fatto qualcosa, non importa cosa, in risposta ad un problema?
Per paradosso, ricordiamo che se l’attuale testo fosse stato in vigore nel 1944, le torture che Irma Bandiera subì per 6 giorni e 6 notti prima di essere uccisa sarebbero considerate solo aggravanti generiche.