Dalla provincia reggiana alla presidenza del Bologna calcio nell’epoca d’oro, quando il Bologna F.C. era «lo squadrone che tremare il mondo fa». È questa l’epopea di Renato Dall’Ara, che dal 1934 al 1964 ha presieduto la squadra della nostra città.
Ma esiste anche un altro Dall’Ara, precedente al 1934, che viene raccontato nel libro “Dall’Ara. Renato sono io” (edizioni Minerva), scritto dal giornalista sportivo Marco Tarozzi, che presenterà all’Istituto Parri di via Sant’Isaia 20 mercoledì prossimo, 8 giugno, alle ore 18.00.

La serata al Parri sarà molto ricca e protagonisti saranno la squadra di calcio, lo stadio intitolato proprio a Dall’Ara, i tifosi e la nostra città. Ad intervenire, oltre all’autore del libro, saranno il presidente dell’istituto Virginio Merola, l’ad del Bologna F.C. 1909 Claudio Fenucci, il giornalista sportivo Alberto Bortolotti insieme a Riccardo Brizzi dell’Università di Bologna. Per l’occasione saranno proiettate, a cura di Home Movies – Archivio Nazionale del Film di Famiglia, immagini girate da tifosi cineamatori allo stadio e in trasferta tra gli anni ’50 e ’60, compresa la finale scudetto del ‘64. L’attore Orfeo Orlando leggerà alcuni brani tratti dal libro e a seguire si terrà il dj set con Marco Gabrielli.
L’evento sarà anche trasmesso in diretta sulle pagine Facebook di MadeinBO e dell’Istituto Storico Parri.

Renato Dall’Ara: non solo Bologna calcio

«Il libro è nato anche da una mia curiosità – racconta ai nostri microfoni Tarozzi – Nella pubblicistica, se cerchi Dall’Ara trovi che nel 1934 diventa presidente del Bologna. Si sapeva tutto dal 1934 in poi, ma io mi sono chiesto come ha vissuto prima, come è arrivato a prendere la squadra, come aveva fatto». Per questo il libro racconta una parte sconosciuta di Dall’Ara, che riguarda la sua infanzia e la sua adolescenza a Reggio Emilia.
Orfano di padre dall’età di quattro anni, Dall’Ara “eredita” i geni dell’imprenditoria dalla madre, reinventatasi imprenditrice dopo la scomparsa del marito.

Il libro è strutturato in due parti. Nella prima c’è una biografia di Dall’Ara fatta in prima persona, come se fosse un’autobiografia. Nella seconda parte, invece, Tarozzi ha raccolto le testimonianze della famiglia, ma anche di Mariolina Bernardini, figlia dell’allenatore Fulvio che riportò il Bologna a vincere lo scudetto del 1964 dopo un declino subìto dalla squadra negli anni ’50. Ma nel libro c’è anche la testimonianza di Rino Rado, il secondo portiere, e quella di Romano Fogli, altro giocatore della squadra che proprio a Tarozzi ha rilasciato l’ultima intervista prima di morire.

Proprio lo scudetto del ’64, più che i precedenti, testimoniano una sorta di “miracolo” compiuto da Dall’Ara che, ricorda l’autore, «pezzo dopo pezzo, giocatore dopo giocatore, anche superando contestazioni dei tifosi, arriva a ricostruire un Bologna da scudetto in un momento in cui la squadra era uscita dai piani nobili del calcio».
Tuttavia lo stesso presidente non riuscì a celebrare la vittoria ritrovata, perché morì a Milano il 3 giugno di quell’anno, durante una riunione alla Lega calcio alla presenza del presidente dell’Inter Moratti. «Dall’Ara era malato da tempo – ricorda Tarozzi – tant’è che il suo medico curante lo aveva accompagnato a Milano. Nonostante gli fosse stato sconsigliato quel viaggio, Dall’Ara volle difendere fino all’ultimo le ragioni del suo Bologna».

Il libro porta una prefazione di Joey Saputo che si concentra su come bolognesi si possa diventare, come ha fatto Dall’Ara che era reggiano, ma come fece anche il primo presidente della squadra, Louis Rauch, che era di Friburgo, o come Saputo, originario di Montreal.
«Il nostro amico Bonaga – conclude Tarozzi – sostiene che Bologna non si limiti ad accogliere le persone dando loro qualcosa di sè, ma che sappia anche recepire il messaggio degli altri».

ASCOLTA L’INTERVISTA A MARCO TAROZZI: