15 miliardi per dimezzare la disoccupazione in 5 anni. È ambizioso il patto firmato ieri dalla Regione con sindacati, associazioni datoriali, Istituzioni locali, Università e Forum del Terzo Settore. Il pubblico torna ad investire per creare lavoro, facendo attenzione anche ad appalti e lotta alla criminalità.

Patto per il lavoro: le misure della Giunta Regionale

15 miliardi in cinque anni per rilanciare il lavoro in Emilia Romagna e dimezzare la disoccupazione. Nel presentare il “Patto per il Lavoro“, il presidente della Regione Stefano Bonaccini ha indicato un obiettivo ambizioso. Del resto, il tema del rilancio occupazionale in una regione messa a dura prova dalla crisi era uno dei punti con cui Bonaccini si presentò alle elezioni.
L’obiettivo specifico è quello di creare 120mila posti di lavoro, mettendone però in moto altrettanti. Il tutto puntando anche sulla qualità del lavoro, allo scopo di contrastare la criminalità organizzata e l’illegalità che spesso si registra nelle gare pubbliche e negli appalti.

Le risorse messe a disposizione sono composte da 1,6 miliardi di fondi europei destinati all’Emilia Romagna, 1,4 miliardi destinati alla tutela del territorio, 6,8 alla mobilità (comprensivi della gara del ferro) e 5 miliardi che finiranno all’area del terremoto, per provare a farla ripartire dopo le difficoltà causate dal disastro naturale.
“Finalmente il pubblico torna ad investire per creare occupazione”, commenta Vincenzo Colla, segretario regionale della Cgil. Il sindacato, infatti, ritiene necessario da tempo un investimento pubblico al fine di creare occupazione.

Tra le misure considerate più positive c’è la costituzione di un’agenzia per il lavoro che si occuperà sia di politiche attive che passive, il ruolo centrale dato alla contrattazione, anche per il welfare contrattuale, l’applicazione del modello di Ducati e Lamborghini sull’alternanza scuola-lavoro e tutto il capitolo della legalità, con un’attenzione particolare agli appalti e il contrasto della criminalità organizzata, che sfrutta la manodopera e al contempo crea concorrenza sleale.