Dopo una giornata al cardiopalma, con uno spoglio a rilento e continui ribaltamenti di fronte, il Campo Largo di Pd e M5S ha vinto le elezioni regionali in Sardegna e la candidata Alessandra Todde sarà la prima presidente donna dell’isola.
Todde ha conquistato il 45,3% di preferenze, contro il 45% di Paolo Truzzu, il candidato del centrodestra. Da segnalare anche 8,7% di Renato Soru, già governatore dell’isola, che si è presentato con una lista di centrosinistra alternativa al Campo Largo dopo aver rotto con Pd e M5S sul tema delle primarie. Per effetto della legge elettorale sarda, che prevede lo sbarramento al 10%, però Soru resterà escluso.

Una punizione alla destra locale: l’analisi del voto delle regionali in Sardegna

«Credo che il principale merito di Alessandra Todde sia stato non essere il centrodestra», commenta ai nostri microfoni Lorenzo Tecleme, giornalista sardo. La lettura che Tecleme dà dei risultati è quella di una punizione che le sarde e i sardi hanno voluto dare alla destra dell’isola. La giunta precedente, guidata da Christian Solinas, «era una delle più impopolari d’Italia», così come il sindaco di Cagliari e candidato del centrodestra Truzzu non godeva di grande apprezzamento.
Dinamiche locali, quindi, che secondo il giornalista non bisogna leggere in chiave nazionale, anche se il tracollo della Lega al 4% e l’approssimarsi delle elezioni europee e di un’altra tornata di amministrative potrebbero preoccupare il governo Meloni.

Nel merito del voto, anche in Sardegna si conferma, seppure in modo meno marcato che altrove, la tendenza elettorale che vede il centrosinistra premiato nei grandi capoluoghi (Cagliari, Sassari e Nuoro in primis) e il centrodestra che resiste nelle aree interne.
Per Tecleme, però, questa è solo una tendenza, perché a Oristano e Olbia, ad esempio, la destra ha tenuto molto. Nell’ultima città, in particolare, si è registrato l’exploit di Forza Italia, che ha raggiunto il 20%.

Sul fronte dei programmi elettorali non vi sono stati particolari elementi distintivi tra i due principali candidati. «Ad esempio sull’energia – osserva il giornalista – entrambi sono favorevoli a nuovi insediamenti di metano e vedono con diffidenza i parchi eolici».
A monte, il voto è avvenuto ancora una volta in un contesto di modesta affluenza al voto. In queste elezioni regionali in Sardegna ha votato il 52,4% degli aventi diritto contro il 53,09% di cinque anni fa.

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