A nemmeno un mese dall’inizio della campagna, le firme raccolte per il referendum sui soldi alle scuole private sono 4500, la metà di quelle che occorrono. Si scalda il clima politico, tra contro-campagne e richieste di isolamento dei referendari.

Entusiasmo e perseveranza. Potrebbero essere queste le parole per definire lo stato d’animo degli attivisti del Comitato Articolo 33, promotore del referendum sui finanziamenti pubblici alle scuole private.
Da un lato l’entusiasmo per una campagna di raccolta firme che sta andando decisamente bene. A nemmeno un mese dall’avvio, infatti, la notizia è che sono state raccolte la metà delle firme necessarie a validare il quesito. 4500 cittadini bolognesi hanno già detto che vogliono potersi esprimere sulla materia.
Dall’altro lato la volontà di proseguire con determinazione per raggiungere l’obiettivo delle 9000 firme il prima possibile, anticipando anche la scadenza dei tre mesi di tempo.

Man mano che l’obiettivo si avvicina si scalda anche il clima politico, con distribuzione di volantini anti-referendum. Il fantomatico comitato per il no, promosso anzitutto dal Pdl, contrario alla consultazione, ma foraggiato anche dai vertici del Pd, sta infatti lanciando spauracchi sugli effetti che un’eventuale abolizione dei finanziamenti alle private potrebbe comportare.
Si parla di 1600 bambini che, senza i soldi alle private, resterebbero senza un posto.

La risposta dei referendari capovolge il punto di vista: “Il Comune dovrebbe premurarsi dei 400 bambini che già oggi restano esclusi dalla scuola pubblica e, ad anno scolastico già avviato, non hanno un posto”, osserva Francesca De Benedetti, portavoce del Comitato Articolo 33. “Quei 1600 bambini continuerebbero andare alle scuole private, visto che già oggi pagano una retta, e tra loro c’è chi, invece, avrebbe voluto aver accesso alle scuola pubblica, l’unica che garantisce l’assenza di discriminazioni”.

La battaglia, intanto, si sposta anche sull’immagine pubblica delle parti in causa. Il nuovo attacco ai referendari arriva dall’ex assessore comunale e ora consigliere regionale Giuseppe Paruolo, che ha definito “facinorosi” gli esponenti di Articolo 33 arrivando addirittura a chiederne l’isolamento politico.
Il pretesto nasce da uno scambio di battute durante un banchetto per la raccolta delle firme, quando una cittadina contraria al referendum è stata apostrafata da un’altra cittadina, che aveva appena firmato, come colpevole di voler finanziare le “scuole dei preti pedofili”.
“Ci dissociamo da questa affermazione – sottolinea De Benedetti – perché non è nel nostro stile e non riguarda la battaglia che stiamo portando avanti. Ma trovo di cattivo gusto da parte di Paruolo l’averci montato sopra un caso politico per screditare chi sta portando avanti un dibattito legittimo e democratico”.