L’uccisione dell’avvocata Martina Scialdone da parte dell’ex fidanzato Costantino Bonaiuti è l’ennesimo femminicidio compiuto con armi legalmente detenute. Restando all’anno appena cominciato, in sole due settimane sono stati tre i femminicidi compiuti con armi da fuoco regolarmente in possesso degli assassini. Lo sottolinea Georgio Beretta di Opal, l’Osservatorio Permantente sulle Armi Leggere di Brescia, che da tempo punta il dito contro la facilità di rilascio dei porti d’armi.

I femminicidi compiuti con armi legalmente detenute

In nemmeno due settimane sono già tre i femminicidi compiuti in Italia e per tutti sono state utilizzate armi detenute legalmente dagli assassini. Prima di Martina Scialdone, uccisa dal fidanzato che non accettava la fine della relazione, è stata uccisa Giulia Donato, una ragazza di 23 anni uccisa il 4 gennaio a Pontedecimo di Genova dall’ex compagno Andrea Incorvaia, 32 anni, guardia giurata, che per il delitto ha utilizzato l’arma di ordinanza.
Per i colpi di una pistola il 14 gennaio è morta a Bellaria-Igea Marina anche Oriana Brunelli, 70 anni, uccisa da Vittorio Cappuccini, 82 anni, dopo un alterco.

Secondo un rapporto del Senato, che ha analizzato gli anni 2017 e 2018, il 16% dei femminicidi compiuti in Italia è avvenuto tramite armi legalmente detenute. Ciò a fronte di appena l’8% della popolazione italiana che possiede armi. Sul tema Beretta tira in ballo il Ministero degli Interni e l’Istat, che non producono statistiche specifiche sul tema.
«Il Viminale – osserva il responsabile di Opal – dovrebbe impegnarsi ogni anno a pubblicare un rapporto specifico su quante sono le persone che in Italia detengono delle armi, quante armi sono legalmente detenute, ma anche quanti sono gli omicidi e i femminicidi commessi da legali detentori di armi. Se non c’è questo rapporto è chiaro che l’attenzione pubblica è molto bassa».

Secondo le analisi di Opal, ogni anno tra i 15 e i 20 femminicidi avvengono tramite l’uso di armi legalmente detenute, a fronte di “appena” una decina di rapine a banche o portavalori. «Ciò significa che, nella maggioranza dei casi, le armi non servono per la difesa personale o abitativa – sottolinea Beretta – ma vengono utilizzate purtroppo per commettere femminicidi o omicidi di vicini di casa o persone con cui si è in lite».
Qui tornano in gioco i dati elaborati dall’Osservatorio di Brescia. L’Italia è uno dei luoghi più sicuri al mondo, dove avvengono meno omicidi in generale (0,52% su 100mila abitanti). Ma se si analizza il totale degli omicidi compiuti nel nostro Paese, il tasso di quelli perpetrati con armi legalmente detenute è dello 0,75, «cioè più del 50% superiore alla media italiana», sottolinea Beretta.

Armi, servono regole e controlli più stringenti

Come spiega chi è esperto di violenza di genere, il femminicidio molto spesso è il culmine di una serie di violenze perpetrate ai danni della donna. Ma cosa succede al porto d’armi se la donna denuncia per stalking o altre forme di violenza? «Viene fatto un ritiro cautelativo delle armi – spiega Beretta – Poi spetta al prefetto valutare la situazione e revocare il porto d’armi. Questo avviene in buona parte dei casi, ma non sempre funziona perché se la donna fa solo un esposto e non c’è una certa capacità di documentare questi fatti, può essere che il prefetto permetta alla persona di mantenere il porto d’armi e a detenere armi».

Il rilascio del porto d’armi avviene senza un vero e proprio controllo dello stato psico-fisico dei richiedenti. Ed è per questo che Opal chiede una stretta.
«Servirebbe innanzitutto un controllo psichiatrico annuale per tutti i detentori di armi – sostiene Beretta – Attualmente tutto si basa su un’autocertificazione controfirmata dal medico curante, che potrebbe non essere a conoscenza di turbe psichiche della persona. Poi servirebbe anche una visita tossicologica annuale».
Per l’esponente di Opal, inoltre, bisognerebbe rivedere i termini del rinnovo del porto d’armi, che attualmente avviene ogni cinque anni. «In cinque anni può accadere di tutto nella vita delle persone», sottolinea Beretta.

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