Dopo l’ennesimo conflitto istituzionale tra Governo e Regioni per la riapertura delle scuole, oggi le elementari e le medie riprendono l’attività didattica. I problemi provocati dalla gestione della pandemia all’istruzione, però, non si riducono alla questione scuola in presenza o didattica a distanza. Esistono infatti altre difficoltà, preesistenti al virus, che fanno meno clamore mediatico e catturano meno l’attenzione, ma che sono altrettanto gravi. È il caso del taglio al sostegno scolastico ad alunni ed alunne certificati.

Sostegno scolastico, un taglio di forte impatto sulla vita di una bambina

A sollevare il sipario sulla problematica è, ai nostri microfoni, Lucia, mamma di una bimba di nove anni che è stata certificata per disturbi del comportamento ai sensi dell’ex legge 104/92. La piccola, che frequenta la scuola a Bologna, ha quindi diritto ad un insegnante e un educatore di sostegno.
Nell’anno scolastico 2019-2020 la figlia di Lucia ha potuto usufruire di 30 ore settimanali di sostegno, tra insegnante ed educatore, ma l’arrivo della pandemia ha complicato a tutto e alla ripresa scolastica a settembre è arrivata una doccia fredda.

«Da maggio in poi la condizione di mia figlia è precipitata sempre più», osserva Lucia. Alla riapertura delle scuole, però, la madre ha scoperto che le ore di sostegno scolastico per sua figlia sono state ridotte di un terzo, da 30 a 20 settimanali. «Tutti i soggetti, Comune incluso, a cui ho chiesto spiegazioni – continua – non mi hanno dato risposte chiare. È stato detto che nell’anno scolastico precedente mia figlia ha manifestato dei miglioramenti e che le si è voluto dare fiducia».
Quello che però non sembra essere stato preso con la dovuta attenzione è l’impatto che il periodo inedito di lockdown ha provocato sulla piccola che, riporta la madre, «è peggiorata di settimana in settimana».

Lucia ha chiesto esplicitamente se la riduzione delle ore sia stata dettata da minori risorse o da questioni contingenti dovute alla pandemia, ma non ha ricevuto risposte univoche. «Da persone vicine a questa problematica mi è stato detto che ogni anno è così, ogni anno il sostegno subisce dei tagli – sottolinea – ma a maggior ragione in un periodo così sconvolgente il sostegno diventa necessario».
Le crisi manifestate dalla bambina sono peggiorate di settimana in settimana, al punto che la madre confessa: «Sono arrivata, in alcuni giorni, a non portarla a scuola per timore accadesse qualcosa nelle ore in cui è scoperta dal sostegno».

Che la pandemia rappresenti un forte rischio di dispersione scolastica viene confermato anche da un’indagine svolta da Ipsos per Save the Children e intitolata “I giovani ai tempi del Coronavirus”. Dalle stime contenute nell’indagine, effettuata fra ragazzi delle superiori, ammontano a 34mila i giovani che, a causa delle assenze prolungate, potrebbero trovarsi a rischio di abbandono scolastico.
Il 28% degli intervistati, in particolare, rivela che dall’inizio della pandemia almeno un compagno nella propria classe ha smesso di frequentare la scuola. Tra le cause principali delle assenze durante la Dad la difficoltà di connessione e la mancanza di concentrazione.

Quello che chiede Lucia per sua figlia e per gli altri alunni che manifestano problematiche simili è che vengano ripristinate le ore di copertura del sostegno scolastico.
«Una delle risposte più sgodevoli che mi è stata data dall’ente locale – riporta Lucia – è che non sarà il sostegno a risolvere il problema di mia figlia. Una risposta di scarsissima sensibilità, che non considera come, in assenza del sostegno, si provochi un danno a mia figlia, ma anche agli altri bambini, a tutta la classe, costringendo l’insegnante a dover scegliere se gestire una crisi di mia figlia o seguire il resto del gruppo classe».

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