Continua l’appuntamento settimanale con Musica Leggerissima, ogni giovedì alle 15 su Radio Città Fujiko, per parlare delle notizie più leggere del mondo della musica.

Musica Leggerissima: le notizie della settimana

Durante uno dei suoi ultimi concerti la cantante americana Olivia Rodrigo ha distribuito gratuitamente al suo pubblico una box contenente due scatole di contraccettivi d’emergenza, preservativi e un QR code che rimanda a informazioni sulla possibilità di abortire nel proprio Stato e rivolgersi a un medico o uno psicologo. L’aborto non è più un diritto garantito in America a livello federale dal 2022, e già allora Rodrigo aveva dedicato ai giudici la canzone Fu*k You, di Lily Allen, per protestare contro questa scelta.

Riguarda proprio Lily Allen la notizia successiva: la cantante ha dichiarato ai microfoni di Radio Times Podcast che «Adoro le mie figlie, mi completano. In termini di fama nella musica pop, però, mi hanno rovinata». La cantante non apprezza la narrazione per cui si possa essere sia una buona madre che un’artista di successo, perché ha aggiunto: «Mi scoccia molto quando le persone dicono che si può avere sia l’una che l’altra cosa, perché la verità è che non è così. Alcuni scelgono di dare priorità alla carriera e non ai figli, ed è loro diritto. Ma i miei genitori sono stati piuttosto assenti quando ero bambina, e sento che questo mi ha lasciato cicatrici che non sono disposta a ripetere sulle mie figlie. Così ho deciso di fare un passo indietro e di concentrarmi su di loro».

È morto a cent’anni l’inventore del karaoke, Shigeichi Negishi, che per primo nel 1967 aveva appunto inventato lo Sparko Box perché non sapeva cantare. È diventato molto famoso in Giappone nel corso degli anni 70, perché i lavoratori lo usavano per rilassarsi alla sera, e poi ovviamente in tutto il mondo.

Il sottosegretario alla Cultura Gianmarco Mazzi vorrebbe un protocollo per i testi violenti dei rapper. Specificando che non intende adottare un atteggiamento censorio, Mazzi ritiene che i rapper abbiano «vite improntate alla violenza che propugnano», e per questo i loro testi non sarebbero paragonabili alla dimensione fittizia di un film, per dire, di Tarantino. Secondo il ministro, il problema non si può più ignorare, perché alcuni testi «sono veramente sconcertanti. Noi ci poniamo delle domande legittime: ad esempio, ci chiediamo come mai questi testi vengano editati e pubblicati da importanti case discografiche». Mazzi sostiene inoltre di avere parlato con i dirigenti di Spotify della sua idea: «Ci chiediamo come mai Spotify, rispetto a molti social media che impediscono l’inserimento e la pubblicazione di contenuti violenti, permetta la diffusione di questi testi. Non è che il fatto di far parte di un genere musicale renda meno violento il contenuto del testo. Ci hanno assicurato che sono disponibili a un confronto». Per maggio è previsto quindi un incontro chiamato “Quando la musica diventa violenta”. Mazzi aggiunge: «Non intendiamo imporre nulla, ma semplicemente dialogare. La nostra attività è pragmatica, ma quando le donne sollevano un problema, dobbiamo ascoltarle».

Gianluca Grignani, in un’intervista con Rolling Stone, ha fatto diverse riflessioni sull’industria musicale odierna. In primo luogo, secondo Grignani, i numeri nell’industria musicale sono decisamente gonfiati: «È una misura del successo fasulla perché non li puoi verificare quei numeri, non sai quali sono veri. Sono gonfiati, ma nessuno dice niente. Lo dico io, perché non ho paura. Potrei anch’io far finta di fare lo stadio, come fanno in tanti». Per “far finta”, Grignani intende svendere i biglietti a poco prezzo e talvolta distribuendoli gratis nel circuito. Grignani aggiunge poi: «In questo sistema, e lo dico sapendo che questa cosa mi si ritorcerà contro, programmi televisivi ed eventi vengono affidati a una sola agenzia, che chiama ovviamente solo i suoi artisti. Che cos’è questo? È monopolio. Io per un’agenzia così non ci lavorerei, ma posso permettermelo perché ho 52 anni, sono passato dalle gambe del diavolo, ora finalmente la gente mi riconosce del valore, sono stato fortunato o bravo. E non dico queste cose perché voglio oggi quello che ieri non ho avuto». E prosegue: «Vorrei semplicemente che gli artisti fossero messi nelle condizioni di dimostrare quanto valgono veramente, e senza contratti capestro. I numeri che fanno non sono frutto della loro arte, ma di un sistema che prende, gonfia e poi getta via. Oggi i cantanti sono pesci piccoli che vengono gonfiati come balene per poi ritrovarsi di nuovo ad essere pesciolini e finire psicologicamente a terra. Guarda quello che è accaduto a me, che io sia ancora qua vivo è un miracolo».

Anche il rapper Capo Plaza ha fatto una riflessione sulla musica di oggi, offrendo la sua prospettiva “dall’altra parte”, in quanto persona giovane. In un’intervista a Repubblica, l’artista ha detto: «Se davvero senti che fermarti ti porta a stare bene, allora è la cosa giusta da fare, e del resto se stai male non riesci a fare musica. Siamo ragazzi e veniamo spesso da quartieri difficili, ci ritroviamo sballottati in questo ambiente che è davvero molto viscido e pesante. La mia passione è diventata il mio lavoro ma alcune volte sembra veramente un inferno. Vorresti cambiare ma non puoi, si torna al discorso dei soldi che non comprano tutto. Io però rimango qua e cerco di uscirne con le mie forze».

Pare che Bruno Mars sia in debito con un casinò di Las Vegas per una somma che ammonta a 50 milioni di dollari. Questi debiti di gioco sarebbero stati accumulati in nove anni e, fondamentalmente, tutto ciò che Mars guadagna va a finire appunto al casinò, nel tentativo di ripagarlo.

Chiara Scipiotti