Mercoledì 3 dicembre, in occasione della Giornata internazionale delle persone con disabilità, al cinema Modernissimo di Bologna verrà proiettato “Quale allegria”, il nuovo film documentario di Francesco Frisari: un’opera intima e sorprendente che intreccia memorie di famiglia e la musica di Lucio Dalla.
Al Modernissimo la proiezione di “Quale allegria”
Quale allegria nasce da un’idea semplice che trae ispirazione dall’infanzia del regista: da bambino Francesco era convinto che suo zio Massimo e Lucio Dalla fossero la stessa persona. Ora, adulto, decide di esplorare quell’impossibile somiglianza che gli aveva permesso, per la prima volta, di comprendere la disabilità dello zio.
Massimo Prosperi, nato nel 1952, è un appassionato di cinema, musica, e un creatore instancabile di piccoli oggetti di cartone. Non sa leggere, ma possiede una memoria fotografica prodigiosa. Alla nascita ha subito una lesione del cervelletto dovuta al forcipe, una complicanza che avrebbe potuto impedirgli di camminare e parlare, se non fosse stato per le cure dei genitori e del neuropsichiatra infantile Giovanni Bollea. Il suo modo di parlare è un miscuglio di accento romano, invenzioni spontanee e alterazioni poetiche che diventano nel film simboli di libertà linguistica e immaginazione.
Il racconto si muove in un continuo gioco di specchi. Attraverso le parole, le canzoni e le follie di Lucio Dalla, Francesco rilegge i tratti più complessi e affascinanti dello zio. Le sue rabbie diventano i vocalizzi scat del cantante, i suoi silenzi ricordano le venti ore passate davanti alla tv che racconta Dalla, e la sua continua ricerca di una difficile libertà trova eco nel verso «la libertà è difficile e fa soffrire». Così Massimo torna a essere, come Dalla, uomo e bambino insieme, fragile e geniale, costretto da gabbie che cerca di scardinare come può. E in questo riflesso, inevitabilmente, il regista intravede anche sé stesso: le somiglianze, le paure, la domanda su perché proprio Lucio Dalla sia diventato il tramite necessario per comprenderle.
Il film ha quindi tre protagonisti: Massimo, il regista con la sua voce narrante, e Dalla, presente attraverso musica, parole e materiali d’archivio inediti. Il progetto prende forma quando Paolo Marzoni, montatore dei video di Dalla, mette in contatto la produzione con l’artista Stefano Cantaroni, storico collaboratore del cantante. Molti avevano chiesto quei filmati, ma Cantaroni ha deciso di donarli solo a questo progetto, avendone riconosciuto l’urgenza.
Alla lavorazione si uniscono poi Fondazione Lucio Dalla e Pressing Line, coinvolgendo gli eredi del musicista, che hanno visto nel film un uso creativo e profondamente rispettoso dell’eredità del cantante, associata al tema a lui caro della della disabilità. Il progetto riceve inoltre il sostegno di 25 realtà legate alla disabilità, sotto l’egida di Legacoopsociali, Anffas e Fish, oltre al patrocinio del Comune e dell’Università di Bologna e all’apprezzamento del Ministero per le Disabilità. Si aggiungono gli archivi video e i contributi economici forniti da associazioni e cooperative, insieme a quelli di BPER Banca, Rai Cinema, DG Cinema e Audiovisivo del Ministero della Cultura ed Emilia-Romagna Film Commission.
Il regista racconta come il suo desiderio di fare documentari sia nato proprio osservando lo zio, scoprendo quanto l’ordinario possa diventare straordinario. Quale allegria è quindi un tentativo di restituire quella complessità e quello stupore. Massimo e Dalla si intrecciano, si confondono, si illuminano a vicenda, fino a formare un’unica figura possibile, quella attraverso cui il regista impara a guardare la vita.
ASCOLTA L’INTERVISTA A FRANCESCO FRISARI:






