La Corte dei Conti è intervenuta con una relazione sulla situazione finanziaria delle province, trasformate in nuovi enti non elettivi dopo il disegno di legge Delrio. La Corte spiega come i bilanci delle province siano a forte rischio, con possibili conseguenze per il pagamento degli stipendi del personale e per i servizi ai cittadini.
A un anno di distanza dal disegno di legge Delrio sul riordino delle province – non abolite, ma trasformate in nuovi enti territoriali per i quali non sono previste elezioni – la Corte dei Conti traccia un quadro allarmante. I bilanci, come scrive la Corte nella sua relazione, sono “in progressivo deterioramento”, a causa del fatto che i tagli di un miliardo imposti dalla legge di stabilità del 2015 sono intervenuti ancora prima che si mettesse mano al riordino effettivo delle province stesse, e cioè al trasferimento di competenze e personale ad altre amministrazioni (Regioni e Comuni).
I nuovi soggetti che avrebbero dovuto sostituire le province, vale a dire enti di area vasta e Città metropolitane, sono di fatte nati zoppi. Il Governo ha prima di tutto pensato ad “alleggerire” l’onere economico rappresentanto dalle province, attraverso tagli di un miliardo per il 2015 e di due miliardi nel biennio 2016-2017, così come imposto dall’ultima legge di stabilità. La stessa celerità e determinazione è però venuta meno per quanto riguarda la riorganizzazione istituzionale, una responsabilità in capo alle Regioni e allo Stato. La conseguenza di questi ritardi è che ora sui bilanci delle province, o quel che ne resta, gravano spese insostenibili. Il tutto si traduce nei rischi paventati già da tempo dai sindacati, ovvero il blocco dei pagamenti degli stipendi e risorse insufficienti per far fronte alle funzioni in capo ai nuovi enti. In altre parole, l’impossibilità di garantire i servizi ai cittadini.
“La presunta riforma Delrio è ancora nel pieno del caos applicativo – afferma Michele Vannini, segretario Funzione Pubblica Cgil di Bologna – Salvo pochissime eccezioni, tra cui l’Emilia-Romagna, c’è un allarme fortissimo per la retribuzione dei lavoratori e per l’erogazione dei servizi“. Proprio la nostra Regione sembra essere tra le più virtuose nell’aggiornamento della nuova forma istituzionale, la Città metropolitana: “L’Emilia-Romagna ha già approvato in bilancio le coperture degli stipendi per tutto il 2015, si sta andando verso l’approvazione della legge regionale che dovrebbe stabilire chi farà cosa delle funzioni che prima erano in capo alle province”.
La responsabilità di questa situazione, secondo Vannini, è chiara: “Il Governo non solo ha aspettato l’ultimo momento utile per mettere mano al dd Delrio, ma ha complicato la situaizone prevedendo con la legge di stabilità una quantità di tagli insopportabili a carico di aree vaste e Città metropolitane, mettendoli nella condizione di non sopravvivere. Ad oggi – afferma Vannini – si può dire che avrebbero fatto meglio ad abolirle sul serio“.