L’arrivo di migliaia di profughi ucraini, molti dei quali minori non accompagnati, sono un severo esame per le capacità di accoglienza della nostra città. Basteranno le competenze maturate a Bologna negli ultimi anni in tema di ospitalità diffusa? Come sta funzionando la macchina organizzativa del comune? Quale sinergia tra pubblico e privato? E se un privato cittadino o una famiglia, volessero accogliere dei profughi, quale il percorso da intraprendere? Quali finanziamenti sono previsti? Davvero basta la buona volontà dei cittadini per far fronte a un fenomeno così complesso come l’accoglienza di persone in fuga da una guerra?

Ci sono poi i “profughi” interni alla nostra città, i più giovani, sempre più a disagio nella relazione con il presente che stanno vivendo. Al carcere minorile di Via del Pratello, da una media di una ventina di detenuti si è passati in breve tempo alla presenza di quaranta ragazzi, gli ingressi in neuropsichiatria si sono moltiplicati nel periodo pandemico e il disagio giovanile che si manifesta attraverso il proliferare di baby gang e con un aumento spropositato di consumo di alcoolici e di atti di autolesionismo, ci costringe ormai a parlare di una vera e propria emergenza cittadina.

Come si pone l’amministrazione comunale di fronte a questi fenomeni? Quali progetti, quali percorsi offre in favore di queste delicate fasce d’età, in tema di prevenzione? Quali le risorse per centri giovanili, centri socio-educativi, educativa di strada e altri tipi di interventi del genere?

Abbiamo fatto una lunga chiacchierata con Luca Rizzo Nervo, nella sua doppia veste di assessore al welfare e di coordinatore per l’accoglienza profughi dall’Ucraina.