Il 29 Ottobre ha dato ufficialmente il via alle quattro giornate di sold out all’Estragon di Bologna. I Verdena tornano in tour con il loro nuovo album Volevo magia riempiendo il locale con più di mille persone.
Il concerto dei Verdena all’Estragon del 29 ottobre
Il locale comincia a riempirsi già dalle sette. Le prime file, quelle vicino alle transenne, sono occupate. Nessuno si schioda. Ci chiediamo come faremo a reggere sino alla fine senza passare per il bagno e cercando gli stratagemmi più astrusi per non perdere quella postazione. Tanto lo sappiamo che poi con il pogo ci sposteremo.
Verso le otto e trenta salgono sul palco i Cacao, Matteo Pozzi e Diego Pasini, un duo strumentale che viene da Ravenna e che ci ha introdotto in quella che sarebbe stata una serata strana, ricca. Chitarra e basso si muovono sinergici con basi elettroniche, distorte, mischiando beats techno a assoli di botta e risposta, come se i due strumenti dialogassero tra di loro. Nel pezzo Lambada, uscito nel 2021 nel loro EP Lambada/Children, la chitarra entra piano in eco insieme al basso, muovendosi su una base techno con suoni distorti per poi fare posto alle note della lambada che conosciamo. I Cacao sono riusciti a creare un’atmosfera di sospensione, a tratti oscura e distorta, a tratti più giocosa; a farsi ascoltare con curiosità, a trasportarci nel loro live strumentale in cui i suoni di chitarra e basso vengono strutturati e destrutturati, rimodulati in nuove forme.
Dopo il palco si svuota. I fari blu illuminano strumenti e microfoni ancora silenziosi, i tecnici preparano per l’arrivo dei Verdena. Sono sette anni che non li vedevamo salire sul palco, dai tempi di Endkadenz Vol.1 e Vol.2, usciti nel 2015. Il tour del nuovo disco è iniziato con le prime due date di riscaldamento a Livorno e Perugia. La data del 29 ottobre all’Estragon di Bologna dà il via al tour del nuovo album Volevo Magia .Tra le prime file c’è chi commenta: “Sette anni so’ tanti, mi ci son fatto grosso, non ce la faccio più”.
E poi il buio.
I fari si accendono di nuovo ed ecco che salgono insieme Alberto, Luca e Roberta, insieme a Carlo che li accompagna in tastiera e chitarra. Il pubblico impazzisce e comincia ad urlare, ci si abbraccia in estasi a vederli lì, qualcuno già si è sentito male. Dall’inizio del concerto non c’è stato un momento di pausa: i Verdena hanno suonato continuativamente per un’ora e mezza facendo risalire tutte le emozioni possibili, ci hanno fatto entrare nella loro storia, ci hanno ricordato ciò che era rimasto sospeso dentro di noi: della loro potenza sul palco. In un flusso di musica, ci hanno fatto strada tra i pezzi del nuovo album e brani da Verdena (1999), Solo un grande sasso (2001), Il suicidio dei samurai (2004), Requiem (2007), Wow (2011), Endkadenz Vol.1 (2015). Come trasportati dentro il loro percorso musicale, abbiamo fatto avanti e indietro insieme a loro, tra il vecchio e il nuovo, nella loro evoluzione ricca, contraddittoria, rivoluzionaria.
Con il primo pezzo Pascolare, dal nuovo disco, i Verdena hanno immediatamente fatto esplodere la bomba: Di quelle 1300 persone, tutte rispondono cantando le parole della canzone. Nessuno ha smesso di cantare da allora in poi, il pogo è partito. La chitarra di Alberto cambia di continuo tra un pezzo e l’altro.
Sempre del nuovo album, hanno seguito Crystal Ball, Diabolik, Chaise Longue, Cielo super acceso e Paul e Linda. L’escalation dei nuovi pezzi ha fatto spazio a un salto indietro nel tempo, carico e potente con Viba, Starless, Luna e Don Calisto.
Dopo pezzi come questi, adrenalici e vorticosi, tra le smorfie matte di Alberto, i movimenti per il palco di Roberta e l’energia della batteria di Luca, è arrivato un momento diverso, sancito dal cambio della chitarra, da elettrica ad acustica. Sono partiti i primi giri, più intimi, di Certi Megazine, seguiti da Trovami un modo semplice per uscirne e Razzi, Arpia, Inferno E Fiamme introdotta da Alberto che urlando, ripeteva “Razzi” e tra di loro le voci in eco si accavallavano. Tutto è diventato distorto e psichedelico.
Da allora il concerto è risalito in un turbinio di ritmi, la chitarra è impazzita, distorta e potente, insieme alla batteria precisa e dai ritmi accellerati di Canos. “La canzone del cane” ripete Alberto sempre in eco distorti, con le sue smorfie teartrali quasi posseduto da chissà quale strana energia. Segue Loniterp e noi come “scimmie terrestri”, impazzite, a saltare, per poi fermarci quando Alberto ha messo le mani sulla tastiera. Lì, è partita Puzzle.
Alla fine del concerto i Verdena ci hanno chiesto cosa avremmo preferito tra “Scegli e miglio”, Scegli me o Miglioramento. Alla fine è partita Scegli me che ha chiuso il concerto.
Non sono mancati i bis: la più cadenzata e energica Muori Delay, la storica Valvonauta e Un po’ esageri. Subito dopo, Sui Ghiacciai, sincera e malinconica, per poi chiudere nell’esplosione che ha sancito il punto di arrivo: Volevo magia.
Niente di questo concerto è andato tralasciato: i gesti teatrali, ironici di Alberto, la precisione di Luca alla batteria, la potenza grintosa di Roberta al basso. Gli schermi che dietro proiettavano immagini in negativo, tra api, cavalli, gocce d’acqua e colori psichedelici. Le poche parole rivolte al pubblico dal gruppo. La fluidità di un concerto che non si è mai fermato sino allo stremo. Nel sudore dei vestiti, del pogo, delle lacrime, il volteggiare di Roberta a braccia aperte, come a sentirsi in volo nella musica che ritorna.
Noi volevamo magia e i Verdena ci hanno dato magia. Lì, tutto è stato più chiaro: sono tornati.
Claudia Virdis