Il tentativo della multiutility di dribblare il voto referendario e mantenere il 7% di remunerazione del capitale in bolletta vengono messi all’indice dalla Rete Ecologista e dal Comitato Acqua Bene Comune.

Creatività italiana alla Tremonti. È con l’ironia che Gabriele Bollini, portavoce della Rete Ecologista bolognese, parte del Comitato referendario sull’acqua pubblica, commenta le posizioni espresse da Hera nei giorni scorsi.
La multiutility ha intenzione di mantenere il 7% di remunerazione del capitale in bolletta almeno fino al 2012, quando scadranno le convenzioni stipulate con i Comuni, e in attesa di una nuova legge nazionale.
Una cosa che per Bollini non sta nè in cielo nè in terra, dal momento che la valenza del voto referendario entra in vigore già dalla comunicazione del risultato. “Nella peggiore delle ipotesi – afferma il portavoce della Rete Ecologista – Hera può mantenere il profitto fino alla fine del 2011, quando scadrà il contratto di concessione dei servizi”.

Quanto alla posizione espressa da alcuni sindaci di rivedere, ma non abolire, la percentuale di remunerazione del capitale, la Rete Ecologista non usa mezzi termini: “Non esiste. Il referendum ha abrogato una legge, a meno che non subentri una nuova legge che indica una nuova percentuale, il profitto non è nè del 7, nè del 5, nè dell’1%. È zero”.

Come fare, però, per arginare questi tentativi di storpiare il risultato referendario? “Il movimento in difesa dell’acqua pubblica – conclude Bollini – ha già in programma una riunione per decidere le azioni da intraprendere. Dovremo essere presenti in tutte le sedi per fare un lavoro ancora più complesso di quello che portato alla vittoria elettorale”.

Ascolta l’intervista a Gabriele Bollini