Stasera sarà di nuovo semifinale all’Eurovision Song Contest, con altre diciassette nazioni che si sfideranno per accaparrarsi gli ultimi dieci posti rimasti, e raggiungere così il paese ospitante e i Big Five nella finale di sabato: oggi è l’ultima puntata della rubrica curata da Eddy Anselmi, che ci parla di chi rappresenterà noi italiani alla kermesse.

Eurovision Song Contest 2021: l’Italia

Saranno i vincitori di Sanremo a portare i nostri colori sul palco dell’Ahoy Arena di Rotterdam, andando a rimpiazzare così Diodato e la sua “Fai Rumore”. I Måneskin porteranno “Zitti e buoni“, e secondo i bookmaker, insieme appunto alla Francia di cui abbiamo parlato ieri, sono i favoriti alla vittoria finale. Chissà che possa essere una rivincita, sul piano concettuale piuttosto che musicale, di un’altra finale persa a Rotterdam con i transalpini, quella dell’Europeo di calcio del 2000.

Band composta dai romani Damiano David, cantante, Victoria De Angelis, bassista, Thomas Raggi, chitarrista ed Ethan Torchio alla batteria, tutti nati nel ventunesimo secolo e, di conseguenza, primi di questa generazione a esibirsi per l’Italia nella competizione. Saranno la seconda band che canta e suona a rappresentare il Bel Paese, dopo i Matia Bazar a Gerusalemme 1979, e i sesti capitolini, dopo Claudio Villa, Bobby Solo, Luca Barbarossa, Fabio Ricci dei Jalisse e Fabrizio Moro (all’epoca in duetto con Ermal Meta).

Da quando l’Italia è tornata a calcare il palco dell’Eurovision, nel 2011, solo la Svezia ha collezionato più punti: in nove anni sono arrivati un quinto e un terzo posto, ed è due volte vice-campione, l’ultima delle quali proprio nell’ultima edizione, quella di Tel Aviv, con Mahmood e la sua “Soldi“. Speriamo che questa sia la volta buona per riportare la competizione nello stivale, ma lo scopriremo solo sabato se i Måneskin confermeranno i pronostici, ricevendo da Duncan Laurence il titolo di campione all’esibizione canora più importante d’Europa.

La prima vittoria italiana all’Eurovision Song Contest

La band diventerebbe così la terza dei nostri compaesani a vincere, tradizione cominciata a Copenaghen 1964 con Gigliola Cinquetti. La cantante veronese portava “Non ho l’età (per amarti)“, brano arrangiato da Franco Monaldi e vincitore del Festival di Sanremo di quell’anno. Il trionfo iridato dell’Eurovision ci permise di organizzare l’edizione successiva, quella del 1965, a Napoli, unica volta italiana fino al 1991, dove la kermesse sbarcò a Roma.

Molti non vedono positivamente un nuovo approdo della competizione in Italia, visto le difficoltà organizzative riscontrate proprio nella nostra ultima volta. Ma potrebbe, invero, essere una grande opportunità, soprattutto per il turismo fuori stagione, con molte città che starebbero già pensando di proporre la propria candidatura. Chissà che anche la nostra Bologna, nell’eventualità, possa essere una valida location per l’Eurovision 2022.

Luca Meneghini

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