Federico Pizzarotti, sindaco di Parma ed ex pentastellato, commenta ai nostri microfoni la crisi istituzionale: “Nulla di male il ritorno alle urne, magari non a luglio”. Sul M5S: “Finché non governerà potrà dire che avrebbe fatto meglio, ma i partiti populisti alla prova dei fatti si sgonfiano perché non manterrebbero le promesse fatte”. Sul Pd: “Doveva dare un appoggio esterno. Alle prossime elezioni può prendere ancora meno voti”.

Ha cominciato a girare l’Italia col suo nuovo partito “Italia in Comune“, di cui è presidente pro-tempore e, dopo l’avvio da Parma, il 20 maggio sarà a Roma. Federico Pizzarotti, sindaco del capoluogo emiliano al secondo mandato ed ex esponente del Movimento 5 Stelle, commenta ai nostri microfoni lo stallo e la crisi istituzionale che si sono prodotti in Italia dopo le elezioni del 4 marzo. E non ha paura di esprimere giudizi severi su tutte le componenti in gioco, siano gli ex compagni di viaggio, siano i Dem o la Lega.

Per Pizzarotti le responsabilità della crisi istituzionale sono presto dette: “Era evidente che c’erano una serie di veti incrociati (tra M5S e centrodestra, ndr) che predisponevano male alla soluzione di un accordo politico, perché i punti, al di là della voglia di governare e di non tornare alle urne, erano veramente incompatibili: da una parte la flat tax, dall’altra il reddito di cittadinanza”.
Di qui la posizione del sindaco di Parma sul ritorno alle urne. “Se si torna a votare non c’è nulla di male, è successo anche in Spagna – osserva Pizzarotti – Anche se magari luglio non è il momento migliore, nemmeno per favorire la partecipazione”. Settembre sarebbe una scelta migliore.

Da amministratore, il sindaco di Parma sottolinea come i Comuni abbiano bisogno di sbloccare la situazione e il Paese stesso deve affrontare alcune scadenze con l’Europa.
Il ritorno alle urne, stante la situazione attuale, secondo Pizzarotti rappresenterebbe idealmente un ballottaggio tra M5S e Lega. Del resto, con la scelta dell’Aventino il Pd si è auto-confinato in una situazione non di primo piano.
“Penso che il Pd avrebbe dovuto dare un appoggio esterno ad un governo del M5S – sostiene Pizzarotti – Per la situazione attuale, invece, non è detto che alle elezioni prenda più voti, anzi potrebbe prenderne di meno“.

Ma un appoggio esterno del Pd ad un governo pentastellato, secondo l’ex del Movimento, avrebbe rappresentato anche una buona occasione per “sgonfiare” i grillini stessi. “Il M5S è un partito populista e credo che tutti i partiti populisti, alla prova dei fatti, non sarebbero in grado di mantenere le mirabolanti promesse fatte“.
Fin che non governano, insiste Pizzarotti, potranno sempre dire che l’avrebbero fatto meglio e la “bolla” in cui aumentano consenso non si sgonfierà.

Quanto alla novità che rappresenterebbe Italia in Comune, il suo nuovo partito, è da ricercarsi nella Carta dei Valori scritta dal nucleo fondatore, che ha portato la stampa a definirlo un “partito dei sindaci”.
“Il M5S ha sempre detto di non essere né di destra, né di sinistra, ma non ha mai spiegato come la pensa su grandi temi, come l’Europa o l’immigrazione – evidenzia Pizzarotti – Sul tema dell’immigrazione, nella mia esperienza ho cercato di puntare sull’integrazione, grazie al sistema Sprar e a progetti che coinvolgono i richiedenti asilo. Non come fa la Lega che punta il dito sul problema senza mai dare una soluzione“.

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