“Col suo volto aristocratico, tenero e crudele, misterioso e familiare, Pina Bausch mi sorrideva per farsi conoscere. Una monaca col gelato, una santa coi pattini a rotelle, un volto da regina in esilio, da fondatrice di un ordine religioso, da giudice di un tribunale metafisico, che all’improvviso ti strizza l’occhio” (Federico Fellini)

È difficile immaginare cosa sarebbero il teatro e la danza dell’ultimo quarto di secolo senza la paradigmatica esperienza e creatività della coreografa tedesca Pina Bausch, rivoluzionaria e radicale capofila del genere Teatrodanza, è riuscita a modificare gli orizzonti culturali ed estetici della scena del nostro tempo, guadagnandosi il pubblico forse più ampio che qualsiasi altro coreografo abbia attirato al suo lavoro. Di lei, del suo lavoro e dei suoi danzatori molto è stato scritto, eppure il mistero ed il fascino di un patrimonio di spettacoli che ha pochi eguali persistono quasi intatti. La novità del suo lavoro non consiste tanto nell’invenzione di nuove forme e nuovi gesti, quanto nell’interpretazione personale di ciò che si vuole rappresentare, sempre in perfetto equilibrio tra fragilità e forza: disperati eppure coraggiosi, i pezzi di Pina Bausch si sforzano di sviluppare un linguaggio per esprimere quella comunicazione che i lessici e i linguaggi sino ad ora utilizzati non sono stati in grado di realizzare. Nelle sue coreografie non cerca vie d’uscita e non ne concede allo spettatore, ad un’angoscia che paralizza e che scatena aggressività fa da contraltare un desiderio intenso e struggente di essere amati, e dalla contraddizione di questi due elementi nascono conflitti ma nasce anche comicità. L’arte di Pina Bausch è danza, gesto, innanzitutto, ma coinvolge anche parola, musica, estetica, un universo che va al di là della scena, che sconfina nella vita e nella sensibilità di ciascuno, parlando a qualunque pubblico e diventando così espressione esemplare di un secolo, il Novecento, che sembrava aver consumato tutte le potenzialità innovative nei suoi primi decenni. Abbiamo colto l’occasione del commovente documentario dedicato dal regista Wim Wenders e dai danzatori del Tanztheater Wuppertal Pina Bausch per approfondire la figura di questa artista con Leonetta Bentivoglio, che l’ha seguita per lungo tempo ed è una delle maggiori esperte del suo lavoro.

Federica Pezzoli

Profilo di Leonetta Bentivoglio

Sin dagli anni ’80 pilastro fondamentale per la sezione Cultura e Spettacolo de La Repubblica, ha intervistato e conosciuto tantissimi artisti di alto spessore. A Pina Bausch ha dedicato i volumi Tanztheater. Dalla danza espressionista a Pina Bausch (Di Giacomo), Il teatro di Pina Bausch (Ubulibri), e insieme a Francesco Carbone Pina Bausch. Vieni, balla con me (Barbès Editore).