Nell’estate del 1964, il generale dell’Arma De Lorenzo, era pronto a sovvertire l’ordine democratico del nostro paese. Con la caduta del governo di centrosinistra Moro, i carabinieri erano pronti a deportare in Sardegna gli esponenti del Partito Comunista e del mondo sindacale.
Piano Solo: era tutto pronto per il colpo di stato
Nel 1964, si prospettò la possibilità che nel nostro paese si potesse svolgere una sorta di colpo di stato. Il “Piano Solo” (“Solo” perchè sarebbe stata la sola Arma dei Carabinieri a gestire questa operazione) era un’operazione della quale non si apprese immediatamente, ma solo negli anni successivi.. Il piano prevedeva l’individuazione di alcune figure politico-sindacali e del giornalismo, che dovevano essere “enucleate” verso installazioni militari della zona di Alghero, in Sardegna, perchè non potessero più agire sul piano della politica nazionale. Il responsabile militare dell’operazione era il generale Giovanni de Lorenzo, all’epoca comandante dell’Arma dei Carabinieri, ma già, anni prima, a capo del Sifar, dove aveva intessuto relazioni con i servizi statunitensi.
Il Piano Solo cadeva in una stagione che era quella dei governi di centrosinistra. Nel ’64, la presenza al governo dei socialisti, sembrava spostare troppo a sinistra l’asse dell’esecutivo. L’operazione era stata preparata per evitare, secondo l’idea della parte più reazionaria del paese e della Democrazia Cristiana, che il paese conoscesse derive troppo progressiste.
Il 2 giugno del 1964, a pochi giori dall’inizio previsto dell’operazione, destò particolare impressione l’enorme dispiegamento di nuovi mezzi corazzati appartenenti all’Arma. “De Lorenzo aveva fortemente voluto una modernizzazine dei Carabinieri. Quelle truppe che sfilarono avevano per la prima volta mezzi corazzati. Nel 1960, la Dc aveva tentato la chiave di un governo ultraconservatore, il governo Tambroni, appoggiato dal Movimento Sociale Italiano. Quel governo era stato in piedi soltanto 5 mesi. Era caduto anche per le dimostrazioni di piazza ( si pensi ai camalli di genova e alla manifestazione di Reggio Emilia, con la morte di 7 manifestanti). Una parte della Dc, insomma, aveva dato prova di non essere in grado di agire sul piano dell’ordine pubblico, da qui l’esigenza di avere dei carabinieri, quindi una forza di polizia, con una preparazione e dei mezzi di tipo militare. Mentre per la polizia c’era stata un’epurazione, poi rientrata, nei confronti di coloro che erano stati nelle forze dell’ordine durante il ventennio fascista, con i carabinieri questa operazione si era resa più difficile, e si erano dimostrati più fedeli allo status quo, cioè alla democrazia cristiana.” spiaga ai nostri microfoni Guido Caldiron, giornalista esperto della destra italiana.
Il presidente della Repubblica, all’epoca era Antonio Segni, che non nascondeva simpatie per un esecutivo più spostato su posizioni di destra a autoritatie. “In realtà il Piano Solo -continua Caldiron- era stato preparato per evitare una svolta a sinistra del paese. Il semplice manifestarsi della possibilità (“il rumor di sciabole” come lo definì Pietro Nenni), cioè l’idea che potesse esserci un pronunciamento dei militari, e la sensazione che alcuni ambienti delle istituzioni si pensasse ad una prova muscolare, servì a indebolire la spinta socialista verso la sinistra. Con il primo governo Moro si annunciavano grandi riforme, il semplice annuncio del possibile golpe, rese molto più malleabili i socialisti. Il presidente della Repubblica diede un secondo mandato a Moro, ma questa volta sfumò l’idea che si arrivasse a posizioni laiche e riformiste.”
I socialisti temevano che continuare su posizioni progressiste e riformiste avrebbe potuto favorire i giochi dei reazionari. Nel 1967 con le stesse modalità i colonnelli presero il potere in Grecia. Far trapelare la notizia che il colpo di Stato era pronto, fu sufficiente a cambiare il clima e a far tornare indietro le riforme: “il colpo di stato era diventato inutile”. De Lorenzo, rimosso anni dopo, entrerà in parlamento prima con i monarchici, poi con il MSI.
Di tutta la vicenda, “restano delle ombre, che hanno assunto una consistenza più seria, quando emerse, dalle dichiarazioni di Andreotti, l’esistenza di Gladio, una struttura militare, pronta a prendere le armi se il governo del paese fosse andato alla sinistra.”conclude il giornalista.