La Procura di Genova indaga per “disastro ambientale” in seguito all’incidente all’oleodotto Iplom a Genova, che ha portato allo sversamento di petrolio nei torrenti cittadini. Ancora incerti i danni. Toti vuole chiedere lo stato di emergenza. Moria di pesci e rischi per gli uccelli. Legambiente: “Delocalizzare gli impianti e abbandonare le fonti fossili”.
Allarme inquinamento in Valpolcevera per lo sversamento di migliaia di litri di greggio dall’oleodotto Iplom che da Multedo, passando da Fegino, scorre sino a Busalla. L’impianto è stato posto sotto sequestro.
Il sostituto procuratore di Genova Alberto Landolfi ha aperto un’indagine a carico di ignoti per disastro colposo, per verificare cosa è accaduto quando è avvenuta la copiosa perdita da una tubatura dell’oleodotto che dal porto petroli arriva a Busalla. I tecnici incaricati dall’indagine dovranno stabilire le cause dell’incidente e verificare il danno ambientale che lo sversamento ha procurato.
Per limitare il danno ambientale sono state sistemate panne di contenimento lungo le sponde del Fegino e del Valpolcevera e in mare.
In una nota, l’Iplom, azienda proprietaria dell’impianto, sostiene che la fuoriuscita di greggio in Valpolcevera è avvenuta “a seguito della rottura di una tubazione interrata dell’oleodotto che collega la raffineria di Busalla” e l’incidente si è prodotto mentre era in corso il trasferimento di greggio da una nave nel Porto Petroli di Multedo.
“L’emergenza non è ancora finita – spiega ai nostri microfoni Santo Grammatico, presidente di Legambiente Liguria – se si è fermata l’avanzata del petrolio, ora è necessario attivare una bonifica al più presto, per impedire che la contaminazione, dall’alveo dei fiumi, possa espandersi“.
Le operazioni di rimozione del petrolio e di altri materiali potranno essere diverse: l’aspirazione in acqua e la pulitura dei terreni attraverso vapore o miscele di acqua e solventi. Procedure molto costose che, secondo Legambiente, saranno in carico all’azienda, secondo quanto dice la normativa.
Al momento non è ancora chiaro il calcolo dei danni prodotti, né la quantità di sostanze fuoriusciti. Alcune stime parlando di 600 metri cubi di petrolio finiti nei torrenti genovesi. Di sicuro, il greggio ha già prodotto una moria di pesci e ci sono grossi rischi per gli uccelli acquatici.
Il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, ha annunciato di voler chiedere lo stato di emergenza, mentre cresce la preoccupazione dei cittadini che vivono nelle zone adiacenti all’incidente.
“Non è la prima volta che ci sono incidenti in quell’impianto – spiega Grammatico – l’aria maleodorante viene segnalata spesso dai cittadini e nel 2012 ci fu un incidente con una fuoriuscita di gasolio“. Questo porta l’associazione ambientalista a chiedere la delocalizzazione degli impianti, ora troppo vicini ad abitazioni e campi agricoli.
L’ironia della sorte ha voluto che l’incidente petrolifero si verificasse nel giorno in cui gli italiani erano chiamati a votare al referendum sulle trivellazioni.
“Non voglio speculare – osserva il presidente di Legambiente Liguria – ma è chiaro che i nostri politici e amministratori devono pensare ad un futuro libero da fonti fossili, che è già possibile grazie alle energie rinnovabili e alla chimica verde”.