Accanto a neofascismo, terrorismo internazionale e antagonisti di sinistra, i servizi segreti tengono sotto osservazione anche il movimento ambientalista. A quest’ultimo, infatti, è dedicato un capitoletto nella “Relazione annuale sulla politica dell’informazione per la sicurezza” al Parlamento, pubblicata ieri sullo stesso sito del “Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica”.
In particolare, i servizi di intelligence italiani sembrano allarmati per il proselitismo del movimento antagonista e per l’attrattività che il tema ha nei confronti dei giovani.

Il movimento ambientalista nella relazione dei servizi segreti

Nella relazione annuale dei servizi di intelligence il tema del movimento ambientalista occupa un capitolo, il settimo, intitolato “Sicurezza ambientale“.
Riconoscendo l’importanza che il tema ambientale ha ricoperto nel corso del 2021, anche accanto alle promesse e agli impegni in tema di transizione ecologica, i servizi scrivono: «È in tale contesto che il movimento antagonista, in un’ottica di proselitismo, ha rinnovato il suo interesse sul tema, fortemente trasversale e attrattivo nei confronti di un uditorio prevalentemente giovanile».

Ma oltre alla constatazione dell’aumento delle mobilitazione, è nelle parole contenute nella relazione che viene tradito il pensiero dei servizi segreti, secondo cui la crisi climatica sarebbe una «narrativa d’area», i rischi di privatizzazione sarebbero «presunti» e le grandi opere «cosiddette».
In particolare, secondo l’intelligence si sarebbe registrato «un significativo incremento dell’attivismo propagandistico e mobilitativo, che ha visto come principali obiettivi della protesta le multinazionali del comparto energetico, in particolare di quello estrattivo, principali responsabili, secondo la narrativa d’area, della “devastazione ecologica” del pianeta, e quali temi maggiormente all’attenzione il nucleare, la presunta privatizzazione del settore idrico e i cambiamenti climatici».

«Compagini antagoniste – continua il rapporto – hanno partecipato ai cortei di protesta che hanno scandito, in diverse città italiane, le riunioni del G20 e gli incontri preparatori alla COP26 tenutasi a Glasgow in novembre. Contestazioni che, al pari di analoghe mobilitazioni internazionali, in alcuni casi hanno fatto registrare momenti di tensione. Nel solco dell’“ambientalismo militante” si pone anche il fronte di opposizione alle cd. “grandi opere”, in cui confluiscono varie realtà, da comitati cittadini ai segmenti più ideologizzati dell’antagonismo, negli ultimi anni espressione di lotte dal forte carattere simbolico e dal peculiare radicamento sul territorio, come, a esempio, la campagna No TAV, che ancora una volta ha dato prova delle sue potenzialità offensive con diversi episodi di assalti ai cantieri e di scontri con le Forze dell’ordine».