Le ballate di Biermann riproposte per una riflessione sulla rivoluzione sempre attuale.

Wolf Biermann: una biografia

Wolf Biermann, cantautore e poeta, nasce ad Amburgo nel 1935. Figlio di un militante del Kpd trucidato dai nazisti, appena maggiorenne si trasferisce nella Rdt dove compie studi di matematica e filosofia che, seppur brillanti, non vengono conclusi (soltanto nel 2008 gli sarà conferita la laurea ad honoris). Cantore degli ideali rivoluzionari, esprime senza riserve il suo disappunto nei confronti della patria scelta che al suo interno manifesta sempre più l’annichilimento degli ideali socialisti e il riemergere di una stratificazione sociale al vertice della quale sta l’apparato burocratico statale che si pensava il socialismo avesse eliminato.

La raccolta poetica “Per i miei compagni” pubblicata nel 1965, lo porterà ad essere screditato e rigettato proprio da quella che fu la sua patria d’elezione.

Biermann recupera la forma tradizionale della ballata, in vista di un gesto polemico che è in antitesi anche formalmente alla lirica contemporanea, ermetica e neosimbolista, voce di un dogmatismo socialista incapace di opporsi al dirigismo culturale corrente della Germania dell’Est: “La teoria -lode e vergogna- s’erge nuda e vereconda sul piedistallo della nazione, con le mani mozze, bella e zitella”.
In un discorso innestato sul costante confronto tra presente e passato viene rievocata la dinamica della resistenza, attualizzata come espressione della necessità di una rivincita popolare “io debbo cantarvi la felicità d’una nuova epoca/ ma le vostre orecchie sono assordate per il gran ciarlare” e ancora,
La policromia di un linguaggio plasmato dalla musica, in cui espressioni gergali si mescolano a citazioni brechtiane, non perde mai l’immediatezza e l’incisività necessarie all’esortazione.
Un inno talora ironico e violento, talora malinconico che non perde però la speranza “e le mie incredule labbra pregano ferventi l’UOMO, il dio di tutta la mia fede” che percorre il sentiero dell’utopia della rivoluzione non senza accenni al pensiero libertario, che ci conduce con versi spontanei e diretti “Create più felicità nella realtà!” esortandoci alla riflessione sulla tendenza comune a rinviare il miglioramento a tempi futuri, tempi ahimè che ancora oggi non sono giunti…

“Mai precoce è libertà
E il migliore mezzo contro
Il socialismo (in verità)
É che voi il socialismo
COSTRUIATE!!! Costruiate! (costruiate)

Non aspettate tempi migliori
Non aspettate col vostro coraggio
Come il folle che giorno per giorno
In riva al fiume aspetta
Che fluiscano le acque
Eternamente in corsa
    eternamente in corsa”