I pensionati di Cgil, Cisl e Uil questa mattina in presidio davanti alla Prefettura per chiedere al governo il rispetto della sentenza della Corte Costituzionale, che ha dichiarato illegittimo il blocco della perequazione delle pensioni tre volte il minimo, deciso dal governo Monti. Ieri l’Inps ha detto che l’operazione è sostenibile, ma l’esecutivo punta a non restituire tutto il maltolto.
Il presidente dell’Inps, Tito Boeri, ieri ha assicurato che l’istituto è pronto a fare la sua parte per rispettare la sentenza della Corte Costituzionale sulle pensioni, definendo gli oneri sopportabili. Una rassicurazione che lascia qualche speranza ai pensionati con pensioni superiori a tre volte la minima (1400 euro circa) che, negli ultimi tre anni, hanno visto rimanere i propri emolumenti fermi al palo a causa del blocco della perequazione, deciso dall’allora governo Monti.
La Corte ha però ritenuto incostituzionale la misura, invitando l’attuale esecutivo a restituire il maltolto.
Questa mattina, a Bologna, i pensionati di Cgil, Cisl e Uil saranno in presidio davanti alla Prefettura per chiedere al governo di rispettare la sentenza. L’esecutivo, infatti, ha molte reticenze ad effettuare a pieno il rimborso, perché la spesa sarebbe ingente, stimata attorno ai 19 miliardi di euro. Una somma che farebbe sballare i conti pubblici ed esporrebbe l’Italia al richiamo europeo.
Le ipotesi circolate in questi giorni parlano di un rimborso graduale da parte dello Stato, con restituzioni a rate e solo alle pensioni più basse. Altra ipotesi è che la restituzione venga effettuata per coloro che facciano domanda di adeguamento, nella speranza che non siano tutti a presentarla.
Anche sulle cifre c’è un balletto. C’è chi dice che il governo vorrebbe restituire solo 4 miliardi sui 19 complessivi, chi nemmeno 3,5 miliardi. Qualcosa di più si saprà lunedì, quando il decreto approderà in Consiglio dei Ministri.
“Se l’allora ministro Elsa Fornero e il premier Mario Monti hanno fatto una legge anticostituzionale – osserva ai nostri microfoni Bruno Pizzica, segretario dello Spi-Cgil dell’Emilia Romagna – che siano chiamati a pagare”.
I sindacati propongono una soluzione ragionevole, che tenta in considerazione lo stress per i conti pubblici che potrebbe generare l’attuazione della sentenza. “Noi chiediamo che venga subito ripristinato il meccanismo della perequazione, che era già progressivo, ovvero inversamente proporzionale all’importo della pensione – spiega Pizzica – e siamo disponibili a trovare una soluzione per la restituzione graduale e rateizzata degli arretrati”.