La campagna elettorale all’interno del centrosinistra assume toni interessanti. La sfida tra Matteo Lepore e Isabella Conti alle primarie per la candidatura a sindaco sta producendo un dibattito che, dopo essersi concentrato a lungo sui nomi, comincia a riguardare alcuni temi caldi del territorio bolognese.
Se la sindaca di San Lazzaro è nota per aver bloccato la cosiddetta “colata di Idice”, un progetto urbanistico per il quale è finita anche in tribunale, diventando una sorta di eroina dell’ambiente, l’assessore alla Cultura, nei giorni scorsi, ha risposto lanciando l’idea di rivedere in chiave “green” il progetto sul Passante di Bologna.

Passante, la discussione “elettorale” sulla grande opera

Conti, sempre nei giorni scorsi, ha sfidato Lepore a fare sul serio. Se la proposta di rivedere il progetto del Passante non è una boutade da campagna elettorale, per la sindaca di San Lazzaro il Comune di Bologna dovrebbe fermare la Conferenza dei servizi, il tavolo deputato ad approvare il progetto. In alternativa, secondo Conti, saremmo in presenza di un “ambientalismo da salotto”.
Per contro, secondo alcuni quotidiani locali la giunta avrebbe fermato la delibera sul Passante: un primo gesto che andrebbe in quella direzione. Nella pratica, la proposta di Lepore non è rivoluzionaria. Ciò che l’assessore vorrebbe è una “fasciatura fotovoltaica“.

Il dibattito che sta montando preoccupa non poco gli stakeholder del Passante. Da un lato il mondo delle imprese non nasconde un certo allarme. Confindustria Emilia Centro, attraverso il suo presidente Vincenzo Caiumi, ha diplomaticamente affermato che le migliorie sono un bene, ma purché non si ritardi il progetto.
Il segretario della Cgil, Maurizio Lunghi, è stato più risoluto: «Ci auguriamo che non si torni indietro sulle grandi opere. Si torna a parlare di Passante e di tram, all’aeroporto non arrivano i soldi: tutte cose che ci preoccupano perché attorno a questo sappiamo che ci sono volani importanti di lavoro e investimenti di cui la città ha assolutamente bisogno».

Ad esprimere preoccupazione e perplessità per questa svolta green-last minute è anche la Regione. «Cambiando il progetto si rischia di ripartire da zero – ha osservato l’assessore regionale alle Infrastrutture, Andrea Corsini – La Conferenza dei servizi si deve chiudere entro giugno e si deve chiudere positivamente sul progetto in esame. Prima la si chiude, prima si passa alla fase attuativa».
Viale Aldo Moro non sembra insomma gradire il rimescolamento delle carte in chiave elettorale, che nelle intenzioni nemmeno troppo nascoste di Lepore avrebbe lo scopo di avvicinare l’alleanza con Coalizione Civica, la lista di sinistra che, secondo un sondaggio pubblicato da poco, sarebbe la seconda forza politica in città.

Un ravvedimento tardivo e insufficiente

«Il dibattito che si sta producendo sicuramente è un passo avanti su un tema che ormai era incancrenito sulla posizione molto stabile del “avanti tutta” – osserva ai nostri microfoni Simona Larghetti, portavoce della Rete Emergenza Climatica e Ambientale (Reca) – È un peccato che si sia perso tempo quando il progetto era ad uno stadio meno avanzato. Adesso siamo agli sgoccioli, quindi chi si candida a gestire la città deve prendere posizione ed è bene che lo faccia. Il problema è se queste posizioni sono credibili e se sono anche forti di una capacità operativa».
Larghetti sottolinea che sia Lepore, in quanto esponente della giunta, che Conti, in quanto sindaca di un Comune della Città Metropolitana, finora hanno partecipato alla progettazione dell’opera in questi anni.

La rete ambientalista sottolinea l’impatto che il Passante produrrebbe sulla città. Secondo uno studio regionale del 2016, l’aumento giornaliero dei veicoli in transito su quel tracciato sarebbe di 20mila unità. Inoltre, già oggi la tangenziale di Bologna produce il 50% delle polveri sottili derivanti da trasporto.
Per Reca, dunque, «l’unico modo di migliorare l’opera è fermarla, in un contesto in cui la mobilità automobilistica privata va in tutti i modi scoraggiata se vogliamo salvare il nostro territorio sia dal punto di vista della qualità dell’aria, sia dal punto di vista del consumo di suolo», sottolinea Larghetti.

Più che un “miglioramento del progetto”, quindi, sarebbe necessario avere il coraggio di ripensare un modello di mobilità. «Offrendo ovviamente alternative – aggiunge la portavoce di Reca – Senza alternative il progetto non si può bloccare, ma con il progetto del tram mi sembra che sull’offerta di alternative si stia ragionando. Quindi ben venga il tram, ma dobbiamo anche avere il coraggio di dire che il progetto del Passante è un progetto sbagliato».

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