Fino al 6 novembre va in scena in prima assoluta al Teatro Arena del Sole di Bologna “Calderón“, spettacolo tratto dall’omonimo testo di Pier Paolo Pasolini, diretto dal regista premio Ubu Fabio Condemi, che torna a incontrare lo scrittore dopo “Bestia da Stile” e “Questo è il tempo in cui attendo la grazia”.
Si tratta di una coproduzione Emilia Romagna Teatro Ert – Teatro Nazionale e Lac Lugano Arte e Cultura, realizzata col supporto del programma “Europa Creativa” dell’Unione Europea nell’ambito del progetto internazionale Prospero Extended Theatre, di cui ERT è partner dal 2006 insieme a un’ampia rete di teatri europei.

La Spagna franchista nel “Calderòn” di Pasolini, in scena all’Arena del Sole

La pièce “Calderón” è anche il primo appuntamento di “Come devi immaginarmi“, il progetto dedicato a Pasolini in occasione del centenario dalla sua nascita, ideato dal direttore di Ert Valter Malosti insieme al critico d’arte, scrittore e accademico Giovanni Agosti, che intende presentare sulle scene in una sola stagione, l’intero corpus dei testi teatrali dello scrittore.

Scritto nel 1967 e pubblicato nel 1973, Calderón è un dramma in versi ispirato a “La vita è sogno“, il noto capolavoro del tragediografo spagnolo seicentesco Pedro Calderón de la Barca. Ma l’atmosfera, la trama, il contesto sono radicalmente diversi: siamo nella Spagna franchista degli anni ’60, tra tumulti rivoluzionari e logiche di potere che non sembrano lasciare altro spazio di libertà che nel sogno.

Un testo labirintico e complesso, in cui coesistono molteplici piani e stratificazioni narrative, tradotti in scena da Condemi, facendo confluire nello spettacolo numerosi riferimenti: il teatro di Bertold Brecht nella rilettura di Roland Barthes, la pittura di Diego Velàzquez, le idee sulla rappresentazione e sul rapporto tra teatro e spettatori, la polemica contro «i competenti della nuova epoca che sta cominciando, […] che sono così informati sul presente e sulle possibilità del futuro, che ritengono decrepite le esperienze fatte lo scorso anno!».

A fare da fonte drammaturgica, i dialoghi platonici, mentre la psicanalisi freudiana e gli studi teologici sul corpo accompagnano e arricchiscono l’indagine sul sogno, inteso sia come prigione sia come utopia. Un lavoro intenso, in cui gli spettatori sono chiamati a interrogarsi su cosa significa essere nella storia, con i nostri corpi, le nostre opere, i nostri sogni.

ASCOLTA L’INTERVISTA A FABIO CONDEMI: