È di un lavoratore ricoverato all’ospedale Maggiore di Parma e un’attivista ferita alla testa il bilancio delle cariche della polizia «a freddo» avvenute questa mattina presso il magazzino Kamila di Parma, dove si stava svolgendo uno sciopero e un picchetto di Adl Cobas. La mobilitazione nei magazzini che riforniscono Coop Alleanza 3.0 prosegue da alcuni giorni perché il sindacato di base denuncia irregolarità nell’inquadramento contrattuale dei lavoratori dei magazzini e condizioni di sfruttamento. Oltre a ciò, Adl Cobas protestava anche per il licenziamento di un suo iscritto, avvenuto in seguito ad un altro sciopero, quello del 15 ottobre.
La polizia carica i lavoratori in sciopero a Parma, due feriti
«Quello di stamattina era il quinto giorno di sciopero – spiega ai nostri microfoni Tiziano di Adl Cobas – e il presidio avveniva in seguito all’incontro di ieri in Prefettura con la cooperativa Md, che gestisce la manodopera all’interno del magazzino Kamila, che a sua volta rifornisce Coop Alleanza 3.0 in questo strano sistema di appalti e subappalti».
Ed era ancora buio quando, al presidio, si è presentata la polizia che ha caricato alcune volte i lavoratori, procurando due feriti. «Nonostante ciò la determinazione dei lavoratori ha permesso di bloccare per qualche ora l’uscita dei camion», racconta l’esponente di Adl Cobas.
La protesta, nelle ore successive, si è spostata davanti ad un punto vendita di Coop, sempre a Parma, dove è stato rallentato l’ingresso dei clienti e denunciato il trattamento riservato ai lavoratori.
«Coop afferma sui suoi prodotti che sono ottenuti senza sfruttamento del lavoro – sottolinea Tiziano – ma le condizioni nei magazzini sono prossime allo schiavismo».
La giornata proseguirà nel pomeriggio, con un’assemblea in cui i lavoratori decideranno come proseguire la mobilitazione.
Le ragioni della protesta: la situazione nei magazzini che riforniscono Coop
«Come Adl Cobas siamo arrivati in questo magazzino nel maggio scorso e abbiamo trovato una situazione di irregolarità totale, con condizioni quasi di schiavismo – osserva Tiziano – C’erano persone che facevano 200 o 250 ore di lavoro al mese, di cui molte non pagate, con inquadramenti contrattuali non corretti e contratti a tempo determinato che andavano anche oltre il limite di legge».
Da lì è nata una prima mobilitazione che ha portato alla stabilizzazione dei lavoratori, ma la protesta attuale è determinata dal fatto che l’inquadramento contrattuale continua a non essere quello giusto.
Lo sciopero di oggi, inoltre, chiedeva anche il ritiro del licenziamento di un lavoratore iscritto ad Adl Cobas. «I lavoratori iscritti al sindacato nei loro turni subiscono discriminazioni – afferma Tiziano – sia di orario, sia di trattamento».
La controparte, però, non sembra intenzionata a raccogliere le rivendicazioni e, secondo quanto riferito dal sindacalista, al vertice in Prefettura avrebbe affermato che prima i lavoratori «devono tornare a lavorare come cavalli» per far salire la produttività.
Adl Cobas non ha dubbi che la polizia stamattina sia stata chiamata da Coop Alleanza 3.0, Kamila e Italtrans abbiano mandato la polizia perché non si possono permettere gli scaffali vuoti durante il periodo di Natale. «Ieri, durante l’incontro in Prefettura, ci è stato detto che dovevamo avere rispetto verso chi lavorava e non scioperava e verso le nostre famiglie che avrebbero potuto fare la spesa tranquillamente – riporta Tiziano – Quindi sull’altare del profitto e del consumismo prima delle feste, Coop Alleanza 3.0 e Kamila Italtrans hanno mandato la polizia stamattina».
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